01/01/2013 - 01:00

WWF: scandalo stabilimenti balneari

Il nuovo dossier del WWF "Sabbia: l'oro di tutti a vantaggio di pochi" denuncia lo scandalo delle concessioni per gli stabilimenti balneari e gli impatti negativi sull'ambiente di queste vere e proprie cittadelle di servizi dotate di piscine, negozi, centri benessere, parcheggi, situate spesso in ambienti anche molto fragili.
Quasi un quarto della costa italiana balneabile (900 km su 4.000 km complessivi) è occupata da 12.000 stabilimenti (in media uno stabilimento ogni 350 metri), con un'occupazione complessiva di circa 18 milioni di metri quadri.
Questa speculazione, più che raddoppiata in meno di dieci anni, ha compromesso in modo irreversibile i litorali italiani e contribuito al fenomeno dell'erosione delle coste che, ormai, interessa il 42% delle nostre spiagge.

"La proliferazione degli stabilimenti, spesso irregolare e scandalosamente 'economica' per i gestori, insieme alla cementificazione selvaggia, agli abusi e alle situazioni di degrado che caratterizzano il litorale 'libero', hanno sottratto alla natura e alla libera godibilità di tutti le nostre bellissime coste, un vero e proprio 'furto' di ambiente e di paesaggio che hanno impatti e conseguenze spesso irreversibili - ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - Per fermare questo scempio, dobbiamo al più presto uscire dalla logica speculativa e privatistica con cui è stato gestito il patrimonio di tutti e rientrare nell'alveo dove le prime cose che si tengono in considerazione sono gli interessi collettivi e, tra questi, la tutela dello straordinario patrimonio ambientale costituito dalle nostre spiagge, che se vogliamo continuino a dare ricchezza devono essere ben diversamente tutelate."
Come contropartita, se così si può definire, i gestori sono soggetti al pagamento di un canone di appena 50 centesimi al mese per metro quadro e godono dell'esenzione dello scontrino fiscale per le attività connesse.
Qui, denuncia il WWF sulla base dei recenti controlli della Guardia di Finanza, l'evasione fiscale è all'ordine del giorno.

Ecco alcuni dati tratti dal dossier del WWF sulle spiagge.
A fronte di solo 103 milioni di euro d'incasso per lo Stato, gli introiti degli stabilimenti sono molto più del dichiarato, che ammonta solo a circa due miliardi di euro.
Il fatto viene confermato dai controlli svolti nel 2009 dall'Agenzia del Demanio: su 573 controlli ben 551 hanno rilevato irregolarità (nel 2008, le irregolarità rilevate sono state 403 su 439 controlli).
Ed anche i dati della Guardia di Finanza documentano una situazione di evasione diffusa: su 4000 controlli annui sul litorale laziale le irregolarità sono il 45%, percentuale che sale al 61% se si considera solo la parte relativa agli scontrini fiscali (a cui gli stabilimenti sono tenuti per la somministrazione di bevande ed alimenti oltre che per la ristorazione).
Un altro punto saliente riguarda la spiaggia libera che, nella realtà italiana spesso si traduce in un angusto corridoio di sabbia tra le recinzioni degli stabilimenti limitrofi.

Gli stabilimenti sono inoltre responsabili anche di gravi danni ambientali come l'erosione delle coste, facilitata dalla pulizia meccanica degli arenili che disgrega la compattezza della sabbia esponendola maggiormente al vento ed mare, interrompe la progressione delle dune, comporta una variazione delle pendenze e la rimozione delle foglie di posidonia piaggiata.
Nel documento, il WWF propone dieci concetti risolutori: fermare il rilascio di nuove concessioni, censire la situazione per avere elementi chiari, ridiscutere il sistema scandaloso dei canoni e del regime fiscale degli stabilimenti, stare in Europa mettendo fine agli escamotage italiani per non assegnare per gara le concessioni scadute, tutelare le sono ormai poche spiagge libere, gestire introducendo elementi di attenzione ambientale nella gestione delle spiagge, controllare per porre fine all'altissima percentuale di illeciti, ripensare tutto il sistema degli stabilimenti in concessione, riscoprire la bellezza del mare, delle coste, delle dune, sottrarre invece di continuare ad aggiungere e costruire.
Lisa Zillio
autore