01/01/2013 - 01:00

Il WWF per gli oceani

Si celebra domani, 8 giugno, la Giornata mondiale degli Oceani, istituita nel 1992 durante l'Earth Summit di Rio de Janeiro per diffondere conoscenza e sensibilizzare il pubblico sulla bellezza e sulle minacce di uno degli ecosistemi più a rischio del pianeta.
E proprio in quest'occasione il WWF vuole richiamare l'attenzione sul pericolo che sta minacciando l'esistenza degli ecosistemi oceanici.
Circa il 65% degli stock di pesce di alto mare, ovvero di quelle aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali (circa due terzi degli oceani mondiali) è sovrasfruttato.
In molti casi, infatti, la pesca legale in alto mare non segue le indicazioni della comunità scientifica.
A questo poi si aggiungono i saccheggi illegali, corrispondenti a circa 1,2 miliardi di dollari l'anno e un'incorretta gestione governativa che, attraverso l'elargizione di sussidi, favorisce l'utilizzo di pescherecci sempre più grandi e, quindi, dannosi.
Inoltre, la pesca a strascico in acque oceaniche sta progressivamente distruggendo le barriere coralline poco note e quelle di profondità.

Marco Costantini, responsabile Mare del WWF Italia, ha detto: "E' giunta l'ora che le acque internazionali, d'alto mare ricevano una maggiore attenzione da parte di tutti i paesi, non solo quelli rivieraschi. Come prima cosa, si deve contrastare la pesca illegale, grazie anche alla ratificazione dell'Agreement on Port State Measures. Poi ci si deve impegnare per impedire la circolazione di navi oceaniche "carretta", alcune delle quali atte al trasporto del petrolio: la Exxon Valdez, petroliera che nel 1989 si infranse su uno scoglio dell'Alaska, incatramando uccelli marini, lontre e coste integre, poi riparata, circola ancora oggi dopo più di venti anni, e solo da pochi anni non trasporta più petrolio. È infine necessario, per quanto riguarda le attività estrattive, mettere in campo valutazioni di rischio che includano la previsione e la quantificazione dell'enorme danno ecologico, sociale ed ambientale in caso di disastri come quello attualmente in corso nel Golfo del Messico, che avrà conseguenze sugli ecosistemi marini e costieri per almeno 50 anni".
Per capire l'importanza di una corretta gestione delle risorse marine, è sufficiente leggere il "Green Economy Report", recentemente presentato dall'Unione Europea a New York,
Il rapporto stima che in tutto il mondo ci siano 35 milioni di pescatori su 20 milioni di imbarcazioni. Circa 170 milioni di posti di lavoro dipendono direttamente o indirettamente da questo settore, mentre la rete economica collegata alla pesca raggiunge le 520 milioni di persone.
Purtroppo però, nonostante l'immenso valore del nostro "pianeta blu", meno dell'1% degli oceani del mondo è formalmente protetto.

I leader del mondo hanno riconosciuto che ai nostri oceani serve urgentemente protezione, ma c'è ancora molto da fare: entro il 2012 devono essere istituite reti di Aree Marine Protette ecologicamente rappresentative ed efficacemente gestite.
Ed è per questo che ad ottobre, nell'ambito della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), i governi dovranno raggiungere un accordo per identificare e proteggere nuove aree di particolare importanza ecologica per la tutela dei mari aperti.
Per raggiungere gli obiettivi del 2012, il WWF Italia collabora con quelle aree marine protette riconosciute ASPIM dal Protocollo della Convenzione di Barcellona, ovvero con Miramare in Friuli Venezia Giulia, con Torre Guaceto in Puglia, con Plemmirio in Sicilia, con Tavolara in Sardegna, e con Portofino in Liguria, grazie alla collaborazione del Ministero dell'Ambiente, del Territorio e della Tutela del Mare, per consolidare il network delle ASPIM e standardizzare la gestione in queste aree d'eccellenza.
Inoltre, il WWF Italia, grazie alla collaborazione con Costa Crociere, sta diffondendo le migliori pratiche di gestione per le aree marine protette.
Le attività progettuali si svolgono in Italia nell'Area Marina protetta di Miramare, in Spagna in quella di Cabrera, in Francia a Cap d'Agde, e in Tunisia nell'area marina protetta de La Galite e mirano a creare una rete di Aree marine protette efficacemente gestite per meglio tutelare la biodiversità.

Questa è soltanto una delle importanti iniziative messe in campo da Costa Crociere in materia di responsabilità sociale ed ambientale.
L'Azienda infatti ha scelto di dotarsi di strumenti tecnologicamente avanzati per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, e di un monitoraggio periodico per valutare e migliorare la performance ambientale dell'azienda, oltre a sensibilizzare attivamente il personale e la clientela a bordo verso una sempre maggiore sensibilità volte al rispetto dell'ambiente.
In Senegal, grazie al WWF Italia, con il co-finanziamento Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, della Fondazione Cariplo, e al supporto di APTE, FIBA, ed Envipêche, con l'approvazione e la presenza del governo senegalese, è stato organizzato il primo workshop per la strategia nazionale per le aree marine protette senegalesi, a cui hanno partecipato tutti gli attori che operano nel settore della conservazione della biodiversità marina senegalese, i direttori dei dipartimenti della Pesca e della Conservazione della Natura del Senegal, nonché i rappresentanti delle comunità locali.
Il workshop, tenutosi lo scorso 26-27 maggio, grazie ad un processo standardizzato e facilitato, ha permesso, grazie al contributo di tutti i partecipanti, di mettere le basi alla strategia, che verrà formulata sulle indicazioni raccolte.
L'obiettivo è quello di creare una rete di aree marine protette ecologicamente rappresentative, efficacemente gestito, basato su un approccio partecipativo, su migliore coordinamento degli attori e delle pratiche di gestione, grazie ad un sistema di finanziamento duraturo e una pianificazione standardizzata tra i settori interessati, permettendo, in tal modo, la conservazione, il ripristino della biodiversità marina e costiera, e la produzione di benefici reali e duraturi per le comunità locali.
Lisa Zillio
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