01/01/2013 - 01:00

WWF: no alla norma ammazza bonifiche dei siti militari

Presentate dal WWF le osservazioni alle Commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera , dove è in discussione la norma, e per conoscenza alla Commissione Ambiente. Il precedente: nel Decreto Salva-Italia il 'condono' della bonifica delle aree industriali. Al via progetto WWF contro l'inquinamento industriale "Stop inquinamento" su www.wwf.it/stopinquinamento.
"Sopprimere la norma 'ammazza-bonifiche' dei siti militari inquinati inserita, con il comma 2 all'articolo 35 del D.L. Sviluppo, con un blitz all'ultimo momento, e che darebbe al Governo, attraverso un Decreto Interministeriale dei Ministeri della Difesa e dell'Ambiente, il potere di alzare i livelli di inquinamento oltre i quali è necessario bonificare il territorio inquinato dai siti militari. Il risultato: alzando la soglia d'inquinamento, i parametri un tempo fuori-norma verrebbero così trasformati 'a norma di legge'". E' quanto denuncia il WWF Italia nelle proprie osservazioni alla norma sulla bonifica dei siti militari inquinati contenuta nel D.L. Sviluppo consegnate alle Commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera, dove è in discussione il provvedimento, e, per conoscenza, alla Commissione Ambiente. "Riteniamo negativa questa norma per due motivi: il metodo utilizzato e le conseguenze che deriverebbero dal suo contenuto", afferma Patrizia Fantilli, Direttore dell'Ufficio Legale Legislativo del WWF Italia, esponendo quanto sostenuto dall'associazione nella nota inviata ai deputati delle Commissioni. "Per quanto riguarda il primo punto evidenziamo come il Governo abbia introdotto la norma sulle bonifiche dei siti militari con un vero e proprio 'blitz', all'ultimo momento, inserendo un comma all'articolo 35, che disciplina tutt'altro settore: le trivellazioni petrolifere. Una norma, quindi, del tutto estranea che va ad incidere su una tematica complessa come quella della bonifica dei siti militari inquinati per la quale sarebbe necessario un approfondito esame tecnico e giuridico e, se del caso, la presentazione e discussione di un disegno di legge ad hoc".

"Solo per comprendere di cosa si parla, ricordiamo il caso del poligono interforze del salto di Quirra, in Sardegna: un'area demaniale militare interessata per anni da intense e periodiche esercitazioni militari (compresi brillamenti di ordigni), con dispersione sul terreno di grossi quantitativi di metalli tossici e sostanze chimiche tossiche (alluminio, arsenico, bario, cadmio, cobalto, cromo, rame, piombo, ferro, nichel, antimonio, tallio, zirconio e zinco), nonché di sostanze radioattive (torio ed uranio). Con la presenza in dette aree di numerosi pastori con circa 15mila animali da allevamento, cui si aggiungono gli abitanti delle aree circostanti, nonché il personale militare e civile della base militare. Il caso è attualmente sub iudice presso la Procura di Lanusei, in un processo in cui il WWF si costituito parte civile, per i gravissimi episodi di inquinamento ambientale e di pericolo grave e persistente per la salute umana ed animale. E' evidente che casi simili non possono essere circoscritti in una norma di 4 righe approvata in tutta fretta senza approfonditi e specifici studi preliminari".

"Altro motivo di censura, ancora più negativo, sono il contenuto e gli effetti della norma: modificando il decreto 152/2006 si concede al governo, per la precisione a soli due ministri (quello della Difesa e quello dell'Ambiente), il potere di indicare i livelli 'accettabili' di concentrazione di sostanze nocive nelle aree militari, senza alcun riferimento a norme di tutela, standard internazionali, rigorosi ed oggettivi parametri scientifici. Potrebbe persino verificarsi che i ministeri stabiliscano bonifiche parziali, o l'assenza di bonifiche, pur in presenza di sostanze altamente pericolose per ambiente e salute (come nel richiamato caso di Quirra). Se la norma in oggetto è stata creata solamente per definire le 'concentrazioni di soglia di contaminazione' (CSC) per le aree militari, è evidente che potrebbe essere utilizzata al solo scopo di evitare le bonifiche. Altrimenti sarebbe sufficiente applicare le norme attualmente in vigore per le aree già individuate a seconda della destinazione d'uso: ad esempio residenziale, commerciale- industriale, cui le aree militari potrebbero essere equiparate. Infine, riteniamo che la frase finale : "(...) tenuto conto delle attività effettivamente condotte nei siti stessi o nelle diverse porzioni di essi " risulta indeterminata, non chiara e si potrebbe prestare ad ambigue interpretazioni ed applicazioni non congrue all'obiettivo della norma, ovvero la bonifica dei siti militari inquinati.
Marilisa Romagno
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