01/01/2013 - 01:00

Un'inchiesta shock sulle scorie radioattive

In Francia e' in corso un terremoto politico a seguito della trasmissione e della relativa pubblicazione di un libro con DVD del documentario "Déchets : le cauchemar du nucléaire", un'inchiesta che ha portato Laure Noualhat e Eric Guéret per otto mesi a seguire le tracce delle scorie radioattive prodotte dall'industria nucleare.
L'indagine giornalistica nasce per rispondere alla semplice domanda "di fronte al global warming, il nucleare è presentato come la soluzione per il futuro, ma è così pulito come ci dicono?" e finisce nelle discariche nucleari dall'America alla Siberia.
In un'intervista a Pascale Monnier su "Ouest France", Laure Noualhat ha detto: «Ci hanno spiegato che il rischio climatico è superiore al rischio nucleare e che occorre impiantare molte centrali nucleari. Ora, le centrali producono scorie. Che ne facciamo? L'industria nucleare è nota per imporre soluzioni e porsi poche domande. Per noi è il contrario».
Il documentario inizia ad Hanford, negli Usa, un punto di partenza obbligato visto che «gli Stati Uniti sono la culla del nucleare mondiale» e proprio qui « e' stato costruito il pioniere dei reattori al plutonio nel 1942, che è stato inoltre dichiarato "monumento storico" nell'agosto 2008. Già gli ingegneri dell'epoca si erano confrontati con il problema delle scorie. Allora, per farla semplice, le hanno messe in 177 grandi depositi, della dimensione di un immobile di tre o quattro piani, che hanno messo sotto terra, Sessanta di questi sono corrosi. Rilasciano radioattività nella falda freatica più vicina al fiume Colombia. Che eredità 60 anni dopo!» ha sottolineato Laure Noualhat.
Ma l'indagine analizza anche gli effetti dell'incidente, subito nascosto sia dal governo comunista sia dallo schieramento opposto e oggi ormai dimenticato, del 1957 a Moyak, negli Urali, dove esplose un deposito di scorie radioattive.
In quest'area Noualhat e Guéret hanno trovato interi villaggi evacuati 52 anni fa dove è ancora vietato l'accesso e una discarica nucleare circondata da barriere di filo spinato e torri di guardia.
«Oggi - spiega la Noualhat - in un'ora, sul posto, si assume la dose giudicata accettabile dall'Organizzazione mondiale della sanità per un anno».
«Ma la campagna é popolata - spiega incredula la giornalista - Gli uomini pescano, le donne lavano i panni con l'acqua del fiume, i bambini annaffiano l'orto con... stronzio, cesio, tritio. Nelle immediate vicinanze, il lago Karatchai è il luogo più contaminato del pianeta. Alla fine, dopo Hanford, dopo Chernobyl, resteranno siti che per migliaia di anni minacceranno centinaia di generazioni.»
Le persone che vivono nelle aree contaminate di Moyak vengono utilizzate come cavie: «Li seguono del punto di vista medico, ma intanto non li curano. Guardano come si sviluppano le patologie, i cancri, le leucemie. E' un laboratorio a cielo aperto. Lì ci sono sei cimiteri» ha confermato la Noualhat.
Poi l'inviata di Liberation ed Arte racconta il viaggio da La Hague, dove la Francia dovrebbe stoccare e processare le scorie, a Tomsk, in Siberia, dove sono stati recentemente trovati rifiuti nucleari francesi.
La Noualhat a proposito della lobby nucleare francese dichiara: «Qui, non è più una questione ambientale, è una questione di efficacia industriale del ritrattamento: il 96% dei materiali sono riciclabili, ci hanno annunciato. Tuttavia, ci siamo resi conto che l'85% di questi materiali sono conservati, il 15% sono inviati in Russia, a Tomsk. Là, un processo di ri-arricchimento di questo uranio da ritrattamento fa in modo che si elimini il 90% del materiale. Il resto viene riportato in Francia e utilizzato solo in 2 dei 58 reattori. In teoria, quel che viene riciclato è il 10%, in realtà è l'1,5%».
In Francia l'inchiesta sta sollevando una domanda: chi ha il potere nucleare? E soprattutto, esiste un centro di questo potere?
«In tutti gli Stati, è uno Stato nello Stato. Un sistema opaco, non veramente democratico. Il nucleare è lo Stato. La classe politica non ha nessuna idea dei concetti che manipola. In Francia è il Corps des Mines che gestisce il nucleare» risponde decisa la Noualhat, aggiunendo anche che servirebbe «ragionare diversamente: non abbiamo bisogno di produrre quel che non consumiamo. E' lo scenario "négaWatt", un giacimento di risparmio di energia enorme. Potremmo chiudere 20 reattori in Francia. C'é una frase di Jean Rostand che dice"L'obbligo di subire ci dà il diritto di sapere"».
 
Lisa Zillio
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