16/01/2013 - 13:57

Umido, rifiuto più raccolto tra le differenziate

Il settore delle frazioni organiche rappresenta il 36% del totale delle raccolte differenziate. Lombardia e Veneto sono le Regioni più virtuose; Campania, Sicilia e Lazio quelle che registrano una maggiore crescita.
Il settore del recupero delle frazioni organiche in Italia è in costante crescita e consolidamento. La raccolta differenziata di umido (FORSU) e scarto verde rappresenta il primo settore di recupero materiale dei rifiuti urbani in Italia: con 4,2 milioni di tonnellate di FORSU e verde trattate, costituisce il 36% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata. Nel periodo 2009/2010 il quantitativo di “rifiuti umidi” trattati è cresciuto di quasi 350.000 tonnellate, pari al +15%, mentre lo scarto verde è aumentato di quasi 110.000 tonnellate, pari al +7%. Nel complesso le due frazioni sono cresciute di quasi il 12%.

Negli impianti di compostaggio vengono trattate diverse tipologie di rifiuti: frazione umida (45,8% del totale), verde (34,6%), fanghi (11,5%) e altri rifiuti dell’agroindustria (8,1%).

La crescita di questo settore è principalmente dovuta alla progressiva diffusione delle raccolte differenziate: la Campania rappresenta la Regione in cui la raccolta dell’umido è cresciuta maggiormente (+87.500 tonnellate in un anno), mentre in Emilia Romagna si registra il maggior aumento della raccolta degli scarti verdi (+36.200 tonnellate).

Le Regioni che trattano maggior quantità di scarto umido e verde restano la Lombardia (879mila tonn.), il Veneto (762mila tonn.) e l’Emilia-Romagna (497mila) che da tempo hanno avviato questo tipo di raccolta differenziata. A livello di macro-aree si conferma, anche per il settore del compostaggio, un’Italia a due velocità con il Nord che tratta 2 milioni 750mila tonnellate di rifiuti, e il Centro (733mila) e il Sud (677mila) nettamente staccati, ma in costante crescita.

Dal 2000 in poi l’intercettazione della frazione compostabile (organico + verde) è sempre cresciuta passando da poco più di 1 milione di tonnellate del 2000, a quasi 3 milioni del 2007, fino ai 4,2 del 2010. Eppure sono ancora ampi i margini di crescita per questo comparto e, proiettando nell’immediato futuro il trend di sviluppo degli ultimi 10 anni, si stima che nel 2020 si raccoglieranno oltre 6,5 milioni di tonnellate, pari a 109 kg pro capite (oggi siamo a circa 68 kg).

Nel giro di quasi 20 anni (dal 1993 a oggi) in Italia si è sviluppato e consolidato un sistema industriale dedicato alla trasformazione dello scarto organico, che oggi conta 257 impianti di compostaggio operativi, di cui 199 con una potenzialità superiore alle 1.000 tonnellate/anno. Gli impianti sono localizzati per il 65% al Nord, il 16% al Centro e per il 19% al Sud.

“In 20 anni”, evidenzia David Newman, Direttore del CIC, “sono state trattate circa 42 milioni di tonnellate di scarti organici (pari a quasi 1,5 volte la produzione italiana di rifiuti urbani in un anno). Per dare un’idea concreta, la raccolta differenziata e il compostaggio degli scarti umidi determinano ogni anno una riduzione della quantità di rifiuti in discarica pari a quella necessaria riempire l’intero Colosseo di Roma (oppure 8 volte il Duomo di Milano)”.

Tali attività di recupero consentono di evitare ogni anno emissioni per 250mila tonnellate di metano, equivalente a circa 5.000.000 tonnellate di CO2.

Il compost è il risultato di un processo biologico  di trasformazione degli scarti organici che riproduce ciò che avviene in natura. Negli impianti di compostaggio vengono prodotti in un anno 1.400.000 tonnellate di fertilizzanti organici che hanno la funzione di migliorare la qualità del suolo consentendogli di ristabilire la propria fertilità. Più del 70% del compost di qualità viene impiegato in agricoltura, mentre il restante 30% è trasformato in prodotti per il giardinaggio e opere di recupero paesaggistico.

L’utilizzo del compost, oltre a ridurre la quantità degli scarti da destinare a discarica o incenerimento, consente un minor impiego di fertilizzanti minerali, derivanti da risorse non rinnovabili.Il giro d’affari del settore oggi è quantificabile in 390 milioni di euro/anno con una forza lavoro di circa 2.500 lavoratori a cui va aggiunto un indotto di 500 addetti tra assistenza tecnica, agronomica e di laboratorio.

Grazie al sistema di controllo della qualità istituito dal CIC (nel 2004 sui prodotti, nel 2008 sui manufatti compostabili e nel 2010 sulle raccolte stesse), il compostaggio e', tra le filiere, il sistema di gestione dei rifiuti con maggiori controlli e certificazioni.
Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile