20/03/2013 - 18:59

Strategia Energetica Nazionale, UE più vicina col risparmio energetico

Razionalizzando i consumi di energia si potranno risparmiare circa 14 miliardi di euro, da riutilizzare per riportare le tariffe italiane ai livelli europei
Di base gli italiani sono un popolo risparmiatore e di conseguenza trovano molto naturale attuare ogni pratica possibile per riuscire a risparmiare, inclusa quella di confrontare le tariffe di energia più convenienti presenti sul mercato.
Per poter ridurre i costi legati alle utenze domestiche, una buona soluzione è anche quella di attuare comportamenti consapevoli volti al risparmio energetico e all’uso efficiente delle risorse a propria disposizione.
 
Sul tema del risparmio energetico ruota anche la Strategia Energetica Nazionale (SEN), di cui nei giorni scorsi è stata divulgata l’ultima versione. Quest’ultimo rappresenta, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, la chiave per poter risparmiare sulle tariffe dell'energia riportandole ai livelli europei. 
 
Grazie ad una strategia di riduzione dei costi di luce e gas, Il Ministero ritiene che si potranno risparmiare circa 14 miliardi di euro all’anno, da poter reinvestire per ridurre il gap tariffario che, come spesso accade, penalizza i consumatori italiani rispetto a quelli di altri Paesi UE. I dati ufficiali evidenziano, infatti, che in Italia le tariffe di energia costano circa il 25% in più rispetto alla media europea. 
 
Per colmare questa differenza di prezzo, le possibili soluzioni da adottare sono la riduzione della dipendenza dai fornitori esteri (gli approvvigionamenti dovrebbero gradualmente diminuire dall’84% attuale al 67%), l’incremento della produzione da fonti rinnovabili (per esempio, il sole che in Italia abbonda, soprattutto nelle Regioni del Sud) e il coinvolgimento dei privati (che possono finanziare progetti e investimenti altrimenti insostenibili per la macchina pubblica).
In particolare, gli investimenti dei privati ammonterebbero, secondo i calcoli del MiSe, a circa 180 milioni di euro, da destinare anche alla diminuzione del 10% della quota di combustibili fossili, che oggi rappresentano più dell’85% dell’energia a disposizione.
 
Per quanto riguarda, invece, le rinnovabili, l’ultima versione del SEN stabilisce che entro il 2020 il 20% dell’energia prodotta provenga da fonti “amiche dell’ambiente” come il fotovoltaico, l’eolico, le biomasse o la cogenerazione. Il MiSe prevede, inoltre, di investire 15 milioni di euro per incrementare la produzione nazionale di gas.
 
“Rispetto al documento messo in consultazione a ottobre – hanno affermato soddisfatti i ministri Corrado Passera e Corrado Clini – sono stati recepiti numerosi contributi. La modernizzazione del settore energia rappresenta un elemento cardine per la crescita sostenibile del Paese”.
 
Scettica, invece, l’associazione Legambiente che, attraverso le parole del suo Responsabile energia, Edoardo Zanchini, ha commentato: “La SEN continua ad avere due punti deboli. Il primo è che mancano indicazioni pratiche sulle misure di sostegno. Il secondo è l'omissione sul carbone: la quota di energia da carbone sta crescendo. Senza una carbon tax che freni l'inquinamento e offra il volano economico per gli investimenti virtuosi la strategia rischia di produrre poco di concreto”.
 
Sicuramente organizzare una strategia energetica nazionale per un paese così ricco di contraddizioni come l’Italia non è una questione semplice: il bel paese è una terra ricca di stimoli e piena di risorse da fare invidia a molti altri paesi che, pur avendo gli strumenti necessari al cambiamento, possibilmente si ritrovano a non avere la materia prima per effettuare un reale sviluppo.
 
Il progresso di una nazione, infatti, si vede non solo dalle possibilità che quel determinato territorio offre, ma soprattutto dalla capacità di sfruttare queste risorse per ottimizzare la produzione e lo sviluppo, economico e territoriale.
Che la SEN stabilisca che entro il 2020 si debba arrivare a produrre il 20% dell’energia da fonti rinnovabili, è un buon auspicio, ma senza una reale progettazione degli strumenti che favoriscano lo sfruttamento del territorio in tal senso, sembra inutile ogni direttiva.
 
Ciò non toglie che nel lungo termine questo sviluppo non si attui, ma per far si che l’efficienza energetica si prospetti come un reale vantaggio, bisogna incentivare chi ha già iniziato, anche singolarmente, questa trasformazione, che prima di tutto sta avvenendo nella mente delle persone quando decidono di convertire i loro impianti combustibili in impianti, per esempio, alimentati dall’energia fotovoltaica.
 
Si spera che quanto si legge nel documento sia applicabile e che i risultati attesi siano effettivamente accompagnati da “benefici in termini di crescita economica e occupazione soprattutto per effetto del recupero di competitività nei settori a più elevata incidenza di consumi elettrici e di gas, del risparmio di risorse attualmente utilizzate per l'importazione di combustibili, degli importanti investimenti nel settore energetico e nell'indotto e del rilancio della ricerca e dell'innovazione nel settore".
SuperMoney
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