01/01/2013 - 01:00

Sostenibilità: la "Road Map" per vincere la fame nel mondo

Una vera e propria "road map" fatta di innovazioni agricole e centinaia di progetti già realizzati, per alleviare la povertà globale, migliorare la sicurezza alimentare e favorire la lotta al cambiamento climatico e il mantenimento delle risorse naturali.
È quanto contiene lo State of the World 2011 "Nutrire il pianeta", il rapporto annuale realizzato dal Worldwatch Institute di cui oggi, nella Giornata mondiale dell'acqua e a pochi giorni dall'evento globale WWF "L'Ora della Terra" (26 marzo) che vuole dare al mondo un futuro più sostenibile, è stata presentata l'edizione italiana curata dal WWF Italia per Edizioni Ambiente. Oggi si produce più cibo che mai, ma ancora oltre 900 milioni di esseri umani soffrono la fame. La percentuale degli aiuti allo sviluppo dedicata all'agricoltura ha raggiunto il minimo storico del 4% (contro il 16% del 1980). Per aumentare la produzione di cibo a larga scala, si è sviluppata un'agricoltura intensiva, meccanizzata e fortemente inquinante, che compromette la fertilità dei suoli, la disponibilità delle risorse idriche, la diversità delle colture da cui dipendiamo, e complessivamente è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra. Ma il 40% del cibo prodotto a livello mondiale viene sprecato prima ancora di essere consumato. "Lo State of the World 2011, realizzato dopo due anni di ricerche in 25 Paesi africani, racconta le pratiche agricole innovative, a basso costo e sostenibili sotto il profilo ambientale, che applicate localmente possono migliorare la produttività, ridurre gli sprechi e sfamare centinaia di milioni di persone, ¬dando alle comunità più povere del pianeta, e in particolare alle donne, la chiave per vincere la fame nel mondo nel rispetto degli equilibri naturali" ha detto Danielle Nierenberg, co-direttore dello State of the World 2011, oggi a Roma per presentare il volume.

Per esempio l'agricoltura urbana, che può sfamare città e baraccopoli sprovviste di suoli coltivabili, attraverso tecniche come la coltivazione sui tetti o gli "orti verticali" su sacchi di terra muniti di fori, come accade nella più grande baraccopoli del Kenya, a Nairobi, grazie al lavoro di oltre 1000 contadine. Un sistema che già oggi occupa 800 milioni di persone producendo il 15-20% del cibo mondiale e che entro il 2050 sarà la fonte di sostentamento di 35-40 milioni di africani (si stima che il 60% della popolazione africana vivrà in città). Oppure, in tema di Giornata mondiale dell'acqua¬¬, le innovazioni low cost per sfruttare meglio risorse idriche difficilmente accessibili (solo il 4% della terra coltivata in Africa sub-sahariana è attrezzata per l'irrigazione, rispetto al 37% in Asia e al 18% nel resto del mondo): con un investimento di appena 35 dollari, 2,3 milioni di agricoltori nei paesi in via di sviluppo hanno acquistato pompe a pedali che aspirano l'acqua fino a sette metri di profondità, per un indotto annuo, solo in Africa, di 37 milioni di dollari in nuovi profitti e salari. In 10 distretti del Ruanda la raccolta dell'acqua piovana da tetti e altre superfici ha portato alla costruzione di centinaia di bacini di raccolta utilizzati per le coltivazioni, risparmiando alle donne 3-4 ore al giorno per raccogliere acqua da fonti lontane e spesso contaminate. Mentre in Kenya, una migliore gestione del suolo ha consentito di sfruttare l'acqua piovana e l'umidità del terreno, aumentando la resa dei campi del 20-120% per il mais e del 35-100% per il tef, cereale alla base della dieta etiope.

E poi la coltivazione di varietà locali tramite metodi tradizionali e sostenibili, come le 6000 donne che in Gambia hanno creato un piano di gestione collettiva delle ostriche per prevenirne la raccolta indiscriminata, o i pastori del Sud Africa che conservano le varietà autoctone di animali che si sono adattate all'aumento delle temperature e alla siccità, o ancora, in Etiopia, il progetto che insegna agli agricoltori a migliorare la qualità del caffè selvatico che cresce nelle foreste locali, trasformandolo da prodotto di seconda scelta a prodotto di qualità con un più alto valore di mercato. "L'agricoltura è giunta a un bivio - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia, che da 24 anni cura l'edizione italiana dello State of the World - La cosiddetta Rivoluzione Verde, che ha incrementato la produttività agricola con nuove sementi selezionate, input di energia, fertilizzanti e pesticidi, non ha risolto il problema della fame nel mondo e ha comportato pesanti ricadute sui sistemi naturali. Ma se ben gestita, l'agricoltura può andare oltre alla mera produzione: può fornire acqua pulita e proteggere la biodiversità. Lo State of the World individua nuovi modelli agricoli sostenibili, esportabili fuori dall'Africa e perfino nelle grandi città dell'Occidente, in grado di nutrire una popolazione mondiale che nel 2050 arriverà a 9 miliardi di esseri umani, e allo stesso tempo sostenere e ripristinare, invece di distruggere, gli ecosistemi da cui l'umanità stessa dipende."

"Oggi è necessario che i nostri pasti siano sani, a ridotto impatto ambientale e in grado di ridurre la spesa per il welfare" ha dichiarato Gabriele Riccardi, membro dell'Advisory Board del Barilla Center for Food & Nutrition, co-organizzatore insieme a WWF dell'iniziativa. "Partendo dalla piramide alimentare, il Barilla Center for Food & Nutrition ha infatti elaborato il modello della doppia piramide, da cui emerge come gli alimenti base della dieta mediterranea, come legumi, frutta e verdura, abbiano un minore impatto anche sulla salute del pianeta. Inoltre, è importante sottolineare come una popolazione in salute comporti minori costi in termini di welfare e spesa sociale a carico degli Stati. Adottare abitudini alimentari corrette, pertanto - ha concluso Riccardi - contribuisce in maniera attiva alla salvaguardia del pianeta, permettendo un maggior risparmio di suolo, risorse energetiche e risorse idriche". Tutti i risultati dei progetti raccolti nello State of the World sono stati consegnati ai responsabili del settore agricolo, ministeri, decisori politici, organizzazioni di agricoltori, ambientaliste e per la cooperazione allo sviluppo, come linee guida per lo sviluppo di un'agricoltura efficace e sostenibile. I database delle innovazioni, i podcast, i video realizzati sono disponibili su www.nourishingtheplanet.org. Il volume è stato presentato oggi a Roma, presso la LUISS Guido Carli, dal WWF Italia in collaborazione con il Barilla Center for Food and Nutrition, alla presenza di Danielle Nierenberg, co-direttore dello State of the World 2011, Gianfranco Bologna, direttore scientifico WWF Italia e curatore dell'edizione italiana, Sebastiano Maffettone, preside della Facoltà di Scienze Politiche e direttore del Center for Ethic and Global Politics LUISS Guido Carli, Serena Milano, segretario generale Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Gabriele Riccardi, professore di Endocrinologia e Malattie del metabolismo Università Federico II di Napoli e membro dell'Advisory Board del Barilla Center for Food & Nutrition, Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna, Riccardo Valentini, professore di Ecologia Forestale Università della Tuscia e membro del Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici.
Tommaso Tautonico
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