06/04/2014 - 20:29

Sostenibilità aziendale: può una multinazionale essere green? Per Unilever sì

Finalmente qualcosa sta cambiando nell'informazione ambientale: se una multinazionale di un qualsiasi settore produttivo fa greenwashing (ovvero colora di verde la sua immagine - e la sua coscienza) l'opinione pubblica ne viene informata quasi in tempo reale grazie soprattutto al web.
A farlo presente è stato Sergio Ferraris, direttore di QualeEnergia, nel corso del workshop di giornalismo ambientale che si è tenuto il 3 aprile all'Università Tor Vergata di Roma. 
 
I processi produttivi delle aziende - secondo Ferraris - sono dunque sotto gli occhi di tutti e diventa sempre più difficile far passare al consumatore un'immagine che non sia quella reale, almeno in parte. Per questo motivo dunque le multinazionali stanno investendo sempre di più in sostenibilità, un concetto variegato che comprende una serie di variabili, che vanno dall'efficienza energetica, alla corretta gestione dei rifiuti, all'impatto ambientale del packaging e alla giusta attenzione alla logistica. Si tratta dunque di optare per "pratiche meritorie" che hanno a che vedere con la tutela ambientale, ma non solo. Le scelte green stanno diventando anche un'importante leva commerciale. Secondo un sondaggio condotto da Nando Pagnoncelli - ha ricordato ancora Ferraris- il 65% dei consumatori è disposto a pagare il 10% in più del prezzo del prodotto quando questo risulti essere stato creato secondo criteri di efficienza e sostenibilità
 
Ma come si riconosce un'azienda green da una che non lo è? A spiegarlo è stata Roberta Ragni, caporedattore di GreenBiz.it, che si è soffermata sul complesso sistema delle certificazioni di sostenibilità che comprende sia le autocertificazioni che quelle prodotte da enti terzi (basti pensare alla RSPO, la certificazione della catena di fornitura dell'ormai noto Olio di Palma). 
 
A raccogliere la sfida della sostenibilità è, tra gli altri, uno dei marchi più famosi al mondo, ovvero la multinazionale Unilever proprietaria di molti dei brand più famosi che entrano ogni giorno nelle nostre case. La sostenibilità, ha spiegato nel corso dell'incontro Matteo Iegri, brand manager di Unilever, è stata posta al centro delle strategie aziendali. Concretamente, la multinazionale, come si legge anche nell'Unilever Sustanaible Living Plan, si è posta una serie di ambiziosi traguardi da raggiungere entro il 2020. Tra questi, ha ricordato Iegri, quello di aiutare un miliardo di persone a migliorare la propria salute e il proprio benessere, di dimezzare l'impatto ambientale lungo l'intera catena del valore e di approvvigionarsi al 100% di materie prime sostenibili. 
 
Ma il lavoro verso la sostenibilità di Unilever non si ferma qui. L'attenzione della multinazionale è infatti rivolta anche al consumatore e quindi alla fase finale di vita del prodotto, relativo al suo consumo e al suo smaltimento, ha precisato Iegri. Obiettivo di Unilever è infatti quello di coinvolgere direttamente il consumatore, informandolo sulle corrette modalità di smaltimento dei prodotti "E' necessario cambiare le abitudini di consumo - ha detto il manager - perché è proprio in quel momento che si attua la maggior dispersione di risorse nell'ambiente". 
 
(autore: Rosamaria Freda)
Redazione
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