15/03/2016 - 10:35

Sostenibilità alimentare, arriva l'infografica di CIWF sugli allevamenti intensivi di pollo. Ecco tutta la verità

Qual è la verità sugli allevamenti dei polli destinati al consumo umano e quali sono gli orrori che si nascondono dietro l'industria avicola.
A fare chiarezza sull'argomento è una infografica messa a punto da CIWF Italia Onlus, l' associazione italiana no profit che lavora per la protezione e il benessere degli animali negli allevamenti.
 
Dall'infografica emergono sei verità fondamentali sugli allevamenti di pollame nel nostro Paese che vengono sapientemente celati dall'industria alimentare del settore. Il primo di questo riguarda la crescita abnorme a cui sono sottoposti i polli, la specie allevata che cresce più velocemente. Negli allevamenti intensivi, i polli crescono fino a 90g al giorno, raggiungendo il peso di macellazione in appena 39-42 giorni, spiega CIWF. 
 
Gli allevamenti dei polli "da carne" sono tutti esclusivamente a terra il che potrebbe sembrare un dato positivo ma in realtà vengono allevati così tanti animali all'interno del capannone che vivono letteralmente ammassati l'uno sull'altro con pesanti conseguenze sulla loro salute e il loro benessere. 
 
Ed è proprio questo tipo di allevamento che favorisce la diffusione di batteri come la Salmonella e il Campylobacter, una delle infezioni alimentari più diffuse in Unione europea. Altro punto fondamentale sapientemente nascosto dall'industria avicola è l'uso sistemico degli antibiotici negli allevamenti di pollame: basta infatti che un solo animale si ammali e tutto il gruppo di decine di migliaia di animali deve essere trattato preventivamente, compresi gli animali sani. Una prassi che ha portato la filiera del pollame ad essere, insieme a quella suinicola, la principale consumatrice di antibiotici nel settore zootecnico. Ma non è tutto.
 
L'allevamento intensivo, che toglie gli animali dalla terra su cui dovrebbero potere razzolare, impatta anche sulle qualità nutrizionali dei prodotti: la carne dei polli allevati intensivamente è più grassa e contiene meno omega 3 rispetto a quella degli animali allevati all'aperto. Infine altro dato rilevante sottolineato dall'associazione è che il 99% del pollo mangiato in Italia proviene da allevamenti italiani che utilizzano lo stesso sistema intensivo presente anche in altri Paesi. Il Made in Italy, nel caso dei polli allevati intensivamente, non è sinonimo di maggiore qualità e non è una caratteristica di cui vantarsi, continua CIWF. 
 
Di fronte all'emergere di questa situazione che cosa potrebbe fare dunque un consumatore correttamente informato? In primo luogo scegliere quotidianamente di consumare pollame non proveniente da allevamenti intensivi, oltre a continuare a sostenere la campagna lanciata da CIWF "Non nel mio piatto" che denuncia proprio i tentativi di comunicazione deviante messi a punto dall'industria della carne sulla sostenibilità degli allevamenti intensivi e invita i consumatori ad acquistare prodotti più rispettosi del benessere animale, come quelli provenienti da allevamenti biologici o all'aperto.
Rosamaria Freda
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