13/09/2014 - 22:46

Rigenerazione delle città: a Catania, workshop 'Aretè, abitare le rovine'

Da domani al 21 settembre al complesso Le Ciminiere: «Architettura e nuove strategie per ridare vita ai ruderi urbani» Presentata oggi l’iniziativa internazionale di Ordine e Fondazione Architetti e Officina 21.

I resti urbani di Catania e quelli rurali di Caltagirone, l’incompiuto contemporaneo a Giarre, le infrastrutture della mobilità e le “fabbriche dello spettacolo” ad Acireale, i “tesori della memoria” a Militello Val di Catania: sono i sei scenari che caratterizzeranno le attività del workshop internazionale di progettazione “Areté, abitare le rovine”, che da domani (14 settembre) fino a domenica 21 settembre riunirà alle Ciminiere di Catania circa cento tra studenti, architetti, designer e artisti, provenienti da diverse parti del mondo.

Lo scopo dell’iniziativa – organizzata da Ordine e Fondazione Architetti di Catania in collaborazione con Associazione Officina 21, e con la partecipazione della Sovrintendenza catanese ai Beni Culturali – è «riappropriarsi progettualmente dei ruderi architettonici e dei luoghi abbandonati presenti nei territori scelti, per conferire loro un nuovo senso “dell’abitare” e per promuovere il recupero edilizio degli stessi spazi rurali ed urbani» ha affermato il presidente dell’Ordine Giuseppe Scannella durante la conferenza stampa che si è svolta stamattina (13 settembre) nella sede dei professionisti.

«La nostra categoria da anni propone alle Amministrazioni di dotarsi del progetto di architettura come strumento di governo per la rigenerazione della città – ha aggiunto Scannella – è necessario superare l’attuale sistema normativo, ormai obsoleto, che disciplina il recupero edilizio in zone abbandonate e degradate, e passare quindi a politiche che promuovano una nuova identità di queste porzioni cittadine. La salvaguardia del patrimonio storico-culturale deve essere la leva per implementare investimenti pubblici e privati al fine di avviare processi di sviluppo etico-sostenibile e misurarne i risultati economici e sociali».

La peculiarità che distinguerà i lavori del workshop sarà un nuovo «modello interpretativo e attuativo» dei relitti urbani: «Non puntiamo alla semplice messa a nuovo del rudere – ha specificato il presidente della Fondazione Paola Pennisi – ma al rudere come elemento significativo di una porzione cittadina rigenerata. L’intenzione è quella di uscire dal vincolo tipologico e morfologico che caratterizza la modalità del restauro e della manutenzione, per prefigurare l’uso di manufatti contemporanei che enfatizzino le rovine architettoniche. I progetti che verranno realizzati saranno oggetti di una pubblicazione, che vuole porsi quale serio contributo professionale della comunità internazionale e locale degli architetti al governo del nostro territorio».

La sperimentazione di Aretè si pone come «un momento essenziale di crescita per i giovani che vi partecipano, incrementando la capacità di progettare in gruppi di lavoro internazionali – ha dichiarato Francesco Finocchiaro, direttore del workshop e delegato del presidente dell’Ordineguidati da architetti protagonisti nel panorama internazionale: gli italiani Alessandro Traldi, Andrea Branzi, Ferruccio Favaron, Cino Zucchi, e gli spagnoli del Gruppo Aranea e Ignacio Mendaro Corsini». Una presenza straordinaria sarà anche quella di Inga GarnytÄ— SapranavičienÄ—, docente di composizione architettonica presso il Department of Architectural Engineering of Vilnius Gediminas Tachnical University- faculty of Civil Engineering (Lituania). Non solo, all’interno di ciascuno dei sei gruppi di lavoro previsti lavoreranno, oltre ai progettisti, anche fotografi, artisti, «perché non può nascere un nuovo scenario architettonico senza averne delineato il paesaggio culturale – ha affermato Stefania Marletta, presidente di Officina 21 – Aretè nasce proprio come esperienza di permanenti contaminazioni interdisciplinari. Il progettista è chiamato a confrontarsi non soltanto con il rudere in sé, ma con la memoria passata che esso custodisce. Non è pensabile rigenerare un tessuto urbano calpestando i suoi resti, perché la nuova vita delle nostre città è suggerita, con un paradosso solo apparente, proprio dal patrimonio già esistente».

Domani pomeriggio farà visita al workshop la parlamentare e architetto Serena Pellegrino, componente della VIII Commissione della Camera “Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici”, a dimostrazione che «i temi sollevati dal nostro Ordine – ha concluso il presidente Scannella – sono di cogente attualità e interesse per la comunità. Siamo orgogliosi che le nostre attività, sia passate che in itinere, abbiamo stimolato la nascita di workshop simili, organizzati da altre istituzioni. È un chiaro segnale che c’è bisogno rendere vivo il dibattito sull’architettura responsabile e farsi promotori di proposte che cambino in meglio il volto delle nostre città».

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile
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