01/01/2013 - 01:00

Rapporto Fao su agricoltura e allevamento

Dal rapporto redatto dalla Fao sullo 'Stato dell'alimentazione e dell'agricoltura 2010' (Sofa) dal titolo 'Livestock in the balance - Le sfide della globalizzazione per il settore zootecnico', recentemente presentato a Roma dal direttore generale, Jacques Diouf, emerge la necessita' di "azioni concrete" per una 'governance' sostenibile del settore.
Il consumo record di carne e di altri prodotti animali nei Paesi in via di sviluppo, l'espansione esponenziale degli allevamenti di bestiame e la globalizzazione della filiera degli alimenti animali, infatti, rischiano di tagliare fuori i piccoli agricoltori e gli allevatori del sud del mondo e avere effetti catastrofici sull'ecologia globale.
Il bestiame contribuisce al 40% della produzione agricola globale e garantisce i mezzi di sostentamento e la sicurezza alimentare di quasi un miliardo di persone.
Il rapporto spiega che il rapido aumento dei redditi nei Paesi emergenti e l'urbanizzazione selvaggia, combinati con la crescita della popolazione hanno fatto impennare la domanda di carne e di altri prodotti animali in molti Paesi poveri.
Se poi si aggiunge la globalizzazione della catena per la fornitura dei mangimi, del patrimonio genetico e delle altre tecnologie si ha una fotografia di come si sia evoluto velocemente il settore.
Ma a questo dinamismo, avverte la Fao, corrisponde un sostanziale e pericoloso vuoto politico e istituzionale che ostacola le potenzialita' del settore zootecnico come motore di crescita per lo sviluppo e la riduzione della fame e della poverta' ma, contemporaneamente, aumenta la 'pressione' sulle risorse naturali.
Al contrario, ammonisce la Fao, attraverso una 'politica appropriata e sostenibile" e con investimenti mirati la zootecnia potrebbe giocare un ruolo chiave nella mitigazione degli effetti del surriscaldamento del pianeta e nella riduzione dell'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera.
Infine, si legge ancora nel rapporto, senza adeguate politiche di controllo, in molti Paesi del Sud del mondo si rischia di andare incontro alla diffusione di virus e malattie tra i capi d'allevamento, che metterebbero in pericolo la salute animale e umana.
Lisa Zillio
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