16/12/2012 - 19:30

Quanto scommetti? ..Un orso polare ed un beluga....

L'artico si scioglie e si parte con la ricerca dell'oro nero. Il polo artico risulta sempre più interessante per le sue nascoste ed abissali risorse naturali, così per il nuovo anno fervono i lavori per ricercarle.
Il 2013,ormai alle porte, è già colmo di programmi e impegni non esattamente in linea con quanto stabilito nella recente conferenza sui cambiamenti climatici di Doha. I delegati dei differenti paesi presenti alla conferenza oltre a ratificare e prolungare al 2020 l'impegno per le riduzioni dei gas ad effetto serra, hanno infatti chiesto agli Stati più industrializzati di sottoscrivere, entro la fine del 2013, un rapporto informativo relativo alle strategie e agli approcci che intendono mettere sul campo per garantire un finanziamento di 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 per la ben nota riduzione delle emissioni.

Non sembra però muoversi nella direzione giusta la Russia che, a fronte della spedizione "Arctic-2012" nel polo Artico conclusasi ad ottobre, presenterà nel 2013 una richiesta alle Nazioni Unite per rivendicare i territori artici fortemente appettibili proprio per la notevole presenza di idrocarburi. La richiesta verrà poi vagliata dall'ONU.

Medesima richiesta sarà fatta anche dalla Danimarca, che se da un lato si fa promotrice di finanziamenti a sostegno della risoluzione dei problemi causati dai cambiamenti climatico (aumento delle alluvioni, desertificazioni, aridiità dei suoli), dall'altro rivendica il possedimento dello zoccolo continentale della Groenlandia che si estende appunto fino al Polo. Del resto gli interessi della Danimarca erano chiari già negli anni 70 quando si faceva carico del 25% del costo di un progetto di esplorazione di idrocarburi in Groenlandia (REGOLAMENTO ( CEE ) N .1038/79 DEL CONSIGLIO del 24 maggio 1979).

Oltre a Danimarca e Russia sono particolarmente attivi Canada e Stati Uniti. L'amministrazione Obama ha approvato il piano della Shell di risposta agli sversamenti di petrolio dalle piattaforme che la multinazionale vuole installare nel Mare di Chukchi, nell'Artico occidentale statunitense. Il Chukchi è un mare dove vive un decimo della popolazione mondiale di orsi polari, nonchè importante rotta di migrazione per specie di balene in via di estinzione e beluga. Le trivellazioni della compagnia Shell, iniziate già questa estate, hanno provocato alcuni problemi ai macchinari da qui lo slittamento al 2013 per il proseguimento dei lavori. Lo scioglimento dei ghiacciai permetterebbe trivellazioni che altrimenti potrebbero essere difficoltose se non impossibili.

C'è quindi chi scommette a rialzo sugli effetti del cambiamento climatico? Pare di si, speriamo di sbagliarci.

(autore: Alessandra Scarpato)
Redazione
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