01/01/2013 - 01:00

"Poppea" spazza via i roghi e ripristina le scorte idriche

L'arrivo delle piogge con "Poppea" ha spazzato via il rischio roghi e sta ripristinando le scorte idriche, ma allo stesso tempo ha fatto scattare l'allarme dissesto idrogeologico con nuovi danni per l'agricoltura, già stremata dalla lunga siccità. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Le precipitazioni di questi giorni sono necessarie, in vista delle prossime semine, per ricostituire le riserve idriche negli invasi e nei corsi d'acqua rimasti a secco per tanto tempo -sottolinea la Cia- anche se arrivano fuori tempo massimo per colture come la soia, il mais e il pomodoro, dove si è perso rispettivamente il 50, il 30 e il 20 per cento del raccolto nazionale. Inoltre le piogge allontanano il pericolo incendi, che quest'anno hanno ridotto in cenere quasi 35 mila ettari, una superficie doppia rispetto al 2011 -ricorda la Cia- creando un danno economico e ambientale non indifferente al settore primario. Dov'è passato il fuoco, infatti, sono necessari diversi anni per ritornare alla normalità: a un pascolo o a un campo coltivato servono almeno 2 anni, mentre un bosco ha bisogno di 4 o 5 anni per tornare alle condizioni pre-incendio. Per non parlare della quantità enorme di Co2 che i roghi immettono nell'atmosfera: in media 3-4 milioni di tonnellate l'anno.

D'altra parte, però, i nubifragi, le piogge intense e la grandine che stanno colpendo le campagne in alcune zone d'Italia, soprattutto al Centro-Nord, vanno a ingrossare il conto dei danni e rilanciano ancora una volta l'allerta sul pericolo frane e smottamenti -sottolinea la Cia-. Questo perché i lunghi periodi di assenza di precipitazioni, intervallati a temporali brevi e violenti, innescano fenomeni di dissesto idrogeologico: la siccità "asciuga" il suolo rendendolo meno permeabile e sui terreni così stressati dal caldo le precipitazioni forti e improvvise non fanno che aggravare la situazione, provocando allagamenti e fenomeni di instabilità dei versanti.  

Insomma, tra contrazioni di prodotto, roghi e rischio dissesto, l'agricoltura paga un conto davvero salato, con danni da bollettino di guerra stimabili ad oggi in oltre 1,5 miliardi di euro, ma purtroppo destinati sicuramente a salire. Intanto la "lezione" di quest'estate ha reso sempre più evidente la necessità di affrontare la questione dei cambiamenti climatici con politiche strutturali, prima di tutto per risolvere il problema del fabbisogno idrico. C'è bisogno di misure concrete -conclude la Cia- di interventi seri di ammodernamento della rete idrica con opere infrastrutturali per la manutenzione, il risparmio e il riciclo delle acque, nonché nuovi sistemi di irrigazione a basso consumo e strumenti di assicurazione, oltre che investimenti in ricerca per lo sviluppo ad esempio dell'aridocoltura.
Vesna Tomasevic
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