26/09/2014 - 19:15

People's Climate March: la mobilitazione globale in difesa del clima

Domenica, due giorni prima del summit sul clima di New York, con i capi di Stato e di governo, promosso dalle Nazioni Unite, un milione di persone dalle principali capitali del pianeta hanno chiesto impegni concreti per combattere i cambiamenti climatici.
L’evento principale della mobilitazione era Manhattan, dove un maxischermo denunciava gli effetti del riscaldamento globale con filmati a ciclo continuo e dove erano presenti lo stesso segretario delle nazioni Unite Ban Ki-Moon, il neo nominato “messaggero di pace” Onu per il clima, Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, Desmond Tutu e Lionel Messi. In collegamento con New York, manifestazioni con cortei, marce e performance di vario genere si sono tenute in 158 Paesi di ogni parte del pianeta: tra gli organizzatori di questa mobilitazione inedita c'era anche  350.org, il gruppo a cui appartengono climatologi di fama internazionale e che prende il nome dal suo obiettivo: riportare la concentrazione di CO2 in atmosfera a 350 parti per milione. Da Delhi, a Jakarta, da Rio de Janeiro a Papua Nuova Guinea, dalla Tanzania a Roma si sono susseguiti cortei per chiedere ai 125 capi di Stato -che si sono riuniti ieri martedì 23 Settembre settembre a New York– di accelerare il passaggio all'efficienza energetica, alle fonti rinnovabili oltre alla drastica riduzione del consumo di materie prime, per frenare i cambiamenti climatici che ormai avanzano in maniera davvero preoccupante.

L’incontro è stato voluto dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, in vista del raggiungimento di un accordo globale di riduzione delle emissioni a Parigi nel 2015, soprattutto dopo i nuovi dati diffusi dall'Organizzazione meteorologica mondiale dell'Onu che ha rilevato nel 2013 un nuovo record di gas a effetto serra nell'atmosfera e una rapida diminuzione della capacità della terra e degli oceani di assorbirli. Il livello di concentrazione dei gas serra in atmosfera erano 280 parti per milione all’inizio dell’era industriale e sono arrivati ad oggi a 400. Un livello da cui non sarà facile tornare indietro ma che necessita di misure urgenti per essere contenuto e per evitare danni ingenti alle popolazioni delle aree nel mondo che sono e saranno più a rischio. Secondo il rapporto Oxfam, “Il summit del rinvio?” dal 2009, anno del vertice sul clima di Copenaghen, il costo dei disastri legati al cambiamento climatico, è stato di quasi 500 miliardi di dollari: ovvero tre volte superiore al costo registrato in tutti gli anni ’70. L’Ong internazionale rileva che “negli ultimi cinque anni, più di 650 milioni di persone sono state colpite dai disastri legati al clima e 112.000 hanno perso la vita. Ogni anno da allora è stato, infatti, fra i dieci più costosi mai registrati. I poveri sono i primi ad essere colpiti dai cambiamenti climatici: mezzi di sussistenza e colture sono stati distrutti, i prezzi alimentari aumentano e milioni di persone soffrono la fame, mentre gli impegni internazionali per invertire la minaccia sono ancora in fase di stallo”.

A Roma la People’s Climate March si è svolta al Colosseo, promossa dal Power Shift Italia, Italian Climate Network, Legambiente e Kyoto Club e con l’adesione di altre venti sigle tra organizzazioni, movimenti e aziende, che hanno presentato tre richieste precise al Governo: che il tema dei cambiamenti climatici diventi un punto prioritario nell'agenda di Governo, assumendo impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra; che l'Italia sia portatrice in Europa di una visione lungimirante e ambiziosa nell'attuale dibattito per la definizione dei nuovi obiettivi al 2030 proponendo +40% di risparmio energetico, +45% di fonti rinnovabili, -55% di riduzione di CO2 e, infine, che l'Italia contribuisca al Fondo verde per il Clima e mantenga fede agli impegni che erano stati assunti a Copenaghen in tema di finanza per il clima. La risposta del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti è giunta in collegamento da New York : "L'Italia è tra i paesi più virtuosi sulla riduzione delle emissioni di C02; -ha detto Gian Luca Galletti- ora insisteremo per fare in modo che si arrivi a un accordo globale giuridicamente vincolante". "I nostri target - ha sottolineato il ministro - sono elevati: chiediamo al mondo di ridurre del 40% le emissioni entro il 2030. Se non agiamo subito mettiamo in discussione il pianeta, il futuro nostro e dei nostri figli".
fonte: distrettoenergierinnovabili.it
Tommaso Tautonico
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