01/01/2013 - 01:00

Negli USA inizia la corsa all'alga

I biocombustibili sono al centro dell'attenzione da un pezzo, oggi ci stupiscono con la loro ultima frontiera: il mare. Negli Usa, centinaia di aziende hanno avviato, negli ultimi mesi, la produzione di biodiesel dalle alghe.
Le alghe sono l'ultima frontiera dei combustibili a basse emissioni di CO2, divenuti da circa quattro anni una delle galline dalle uova d'oro per i produttori "verdi" statunitensi. Ad aumentare l'interesse verso le alghe potrebbero essere inoltre gli incentivi statali e il nuovo tetto alle emissioni inquinanti in America che andranno all'esame del Senato entro l'autunno.
Questi organismi marini permettono la produzione di un carburante utilizzabile dai comuni motori diesel, con emissioni però molto inferiori rispetto a quelle dei combustibili fossili. Una scoperta che molti economisti vedono con favore, perché, a differenza delle benzine ottenute dalla fermentazione del mais, la lavorazione delle alghe non diminuisce le scorte alimentari nazionali.
Nell'affare si sono tuffate persino alcune tribù indiane, come quella degli Utes, in Colorado, dove è nato uno dei più efficaci impianti del settore negli Stati Uniti. La comunità, che risiede in una delle aree più importanti del Paese per l'estrazione di metano, ha partecipato per oltre un terzo agli investimenti nel comparto della Solix, installando le prime coltivazioni nei pressi dei propri impianti a gas. I rifiuti tossici degli stabilimenti a metano vengono utilizzati per "fertilizzare" le alghe, riciclando parte degli scarti industriali, che verranno così bruciati nella combustione dei motori delle auto. Il riscaldamento emesso dall'impianto a gas servirà inoltre a consentire la crescita delle piante in inverno. E la riserva indiana del Colorado è solo una delle circa 200 imprese che hanno investito in pochi mesi centinaia di milioni di dollari in piantagioni di alghe in tutti gli Stati Uniti.
Che il settore sia promettente lo dimostra il mastodontico stanziamento annunciato da uno dei colossi energetici americani, la Exxon, che ha recentemente investito 600 milioni di dollari per entrare nel mercato delle alghe. L'idea di estrarre quello che gli esperti chiamano "il petrolio verde" dai vegetali marini risale a oltre dieci anni fa, quando fu però accantonato per gli altissimi costi di produzione. L'impennata del prezzo del petrolio dell'estate scorsa e l'instabilità politica del Medio Oriente hanno però spinto l'industria a cercare velocemente delle alternative all'importazione di greggio. Sulle alghe si sono così concentrati anche i ricercatori del National Renewable Energy Laboratory, che da mesi stanno cercando di individuare quali siano le specie più adatte alla coltivazione su larga scala. Le stesse compagnie aeree, che hanno sfiorato la bancarotta con il barile a quasi 150 dollari, sperano di poter utilizzare entro pochi anni il biodiesel che arriva "dall'acqua". La Continental Airlines ha testato il progetto con un volo dimostrativo che ha attirato ulteriormente i riflettori sul comparto.
Tommaso Tautonico
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