01/01/2013 - 01:00

Natale, la crisi non vince a tavola

Secondo le prime stime della Cia, tra la Vigilia e Santo Stefano si spenderanno 3,2 miliardi di euro per cibo e bevande: solo l'1 per cento in meno del 2010. Le famiglie non vogliono rinunciare ai piatti della cucina natalizia, preferendo fare economia su doni (meno 3,5 per cento) e vacanze (meno 7 per cento). Di conseguenza l'81 per cento degli italiani non taglierà il carrello alimentare per i tre giorni di festa.
Niente spese folli comunque: basta frutta esotica e caviale, vinceranno i prodotti tipici "tricolori" legati al territorio.
A Natale la crisi economica "taglia" regali e viaggi, ma non il cenone della vigilia. Nonostante le tredicesime più leggere e i rincari al dettaglio di alcuni prodotti per colpa dei ritocchi sull'Iva e sulle accise dei carburanti, le famiglie non rinunceranno alle tradizioni enogastronomiche e per il carrello alimentare delle festività alle porte manterranno quasi lo stesso budget del 2010. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in base alle rilevazioni compiute nei giorni scorsi sulle intenzioni d'acquisto degli italiani in vista delle vacanze natalizie.
Secondo i primi dati a disposizione -spiega la Cia- quest'anno solo il 19 per cento degli italiani spenderà meno per cibo e bevande, mentre ben l'81 per cento lascerà praticamente inalterato il budget per il cenone della vigilia e per i pranzi di Natale e Santo Stefano. Più in dettaglio, ogni famiglia sborserà in media 140 euro per imbandire le tavole del 24, 25 e 26 dicembre. Con una spesa complessiva stimata in 3,2 miliardi di euro. Vale a dire solo l'1 per cento in meno del 2010.

Anche se lo spettro della recessione fa paura e il calo del potere d'acquisto è reale e diffuso -osserva la Cia- le famiglie italiane non rinunceranno a panettone, spumante, pesce, carne e pasta fresca. Preferendo piuttosto stringere i cordoni della borsa su regali e settimana bianca. Le spese per i doni natalizi subiranno infatti una flessione del 3,5 per cento rispetto all'anno scorso, mentre quelle per i viaggi diminuiranno fino al 7 per cento. D'altra parte -ricorda la Cia- la convivialità a tavola è assolutamente radicata nella cultura del Belpaese. E trascorrere i giorni di Natale a casa con la famiglia o gli amici è una tradizione consolidata per nove italiani su dieci. Gli acquisti, però, saranno comunque più oculati -sottolinea la Cia- con prodotti e specialità enogastronomiche legate al territorio e alle tipicità regionali. Niente spese folli, quindi: salmone, ostriche, caviale e frutta esotica verranno consumate con il contagocce. Mentre ancora una volta lo spumante trionferà sullo champagne, con oltre il 95 per cento dei brindisi rigorosamente "tricolore".
In particolare -aggiunge la Cia- la spesa alimentare delle feste natalizie sarà così ripartita: carni e salumi (18,5 per cento); pesce (11,8 per cento); pasta e pane (14,2 per cento); formaggi e uova (13,1 per cento); ortaggi, conserve, frutta fresca e secca (15,3 per cento); vini, spumanti e altre bevande (14,7 per cento); pandori, panettoni, torroni e dolci in generale (12,4 per cento).   
Marilisa Romagno
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