05/10/2014 - 11:30

Ministro Galletti: no a cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico. Sì a rinnovabili ed efficienza energetica

Il problema dei cambiamenti climatici va affrontato qui ed ora. Per questo motivo entro i prossimi giorni l'Italia adotterà in maniera definitiva la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
Ad affermarlo è stato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, rispondendo, nell'Aula del Senato, ad alcune interrogazioni "trasversali" sulle misure che il nostro Paese intende adottare per combattere il problema dei cambiamenti climatici e in generale sulla poltica energetica nazionale messa in atto dal governo.
 
L'obiettivo della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è di contribuire a rendere il Paese più resiliente agli impatti del cambiamento climatico, coerentemente con quanto indicato dalla Strategia europea di adattamento al cambiamento climatico e dalla piattaforma realizzata dall'Agenzia europea per l'ambiente, ha spiegato il ministro. 
 
Uno dei problemi che affliggono il nostro Paese, e che si inquadra nel climate change, ossia nei cambiamenti climatici, è proprio quello del dissesto idrogeologico. Su questo versante il governo ha lavorato fin dal suo insediamento e sta continuando a lavorare, ha detto Galletti. Ci sono risorse non spese per problemi in parte di Patto di stabilità, in parte per una normativa troppo difficile da applicare. Il ministero, con il supporto di tutto il governo, sta cercando di semplificarla ed entro fine anno parte di quelle risorse, che erano bloccate, saranno sbloccate, ha rassicurato il ministro.
 
Ma non basterà. "Dobbiamo lavorare per avere ancora più risorse e spenderle" ha detto il ministro sottolineando la necessità di predisporre un piano nazionale sul dissesto idrogeologico e lavorare in prevenzione e non solo in emergenza. "Credo che i fondi europei di coesione territoriale dovranno essere destinati proprio agli interventi contro il dissesto idrogeologico, che rappresenta una vera emergenza del nostro Paese" ha aggiunto Galletti. 
 
Nell'ambito degli accordii definiti in sede europea, il nostro Paese si è mpegnato concretamente anche con politiche e misure per la riduzione delle emissioni. Molto è stato fatto anche se in questo caso c'è ancora tanto da fare, potenziando e ottimizzando gli strumenti attivi sia sul fronte dell'efficienza che delle fonti rinnovabili. L'incidenza delle fonti rinnovabili sui consumi finali di elettricità oggi è di circa il 30%, un livello che sino a poco tempo fa si sperava di raggiungere solo nel 2020. Non solo. Nel 2012 la realizzazione di impianti ha attivato investimenti per circa 13 miliardi di euro e ha garantito lavoro a circa 140.000 persone. Inoltre la manutenzione degli stessi impianti muove, a sua volta, circa 3 miliardi di euro all'anno e coinvolge 53.000 occupati, ha precisato ancora il ministro. 
 
Questi dati dimostrano come la green economy sia l'unico settore che durante la crisi abbia prodotto, non solo in Italia ma in Europa, più economia e più posti di lavoro. "Chiudersi gli occhi davanti a questo fatto reale significherebbe condannare il nostro Paese a perdere una fetta importante dell'economia che può contribuire al suo rilancio nei prossimi anni" ha detto Galletti. Ragionando in termini finanziari, il valore complessivo dei vari sistemi di incentivazione messi in piedi per le fonti rinnovabili di energia ha raggiunto un costo superiore ai 12,5 miliardi di euro all'anno che sono posti a carico delle bollette.
 
Anche in questo caso, qualche cifra rende bene l'idea del potenziale da sfruttare entro il prossimo 2020: relativamente alla produzione termica da rinnovabili c'è spazio per raddoppiarla rispetto al dato del 2010 (da 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio a 10 milioni). E ancora. Con l'efficienza energetica possiamo arrivare a generare risparmi per circa 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio rispetto ai consumi tendenziali, quindi circa il doppio di quanto fatto sinora. Da un punto di vista strategico, la strada da seguire è chiara: spingere sull'efficienza energetica, favorire lo sviluppo delle rinnovabili termiche e accompagnare la crescita delle rinnovabili elettriche bilanciando il mix delle fonti energetiche, ha detto il ministro precisando come il governo si stia muovendo proprio in questa direzione. 
 
Riguardo, in particolare, alla riqualificazione energetica degli edifici, con il recepimento della direttiva n. 27 del 2012 (luglio 2014) si è stabilito che da qui al 2020, ogni anno, dovrà essere ristrutturato almeno il 3 per cento della superficie coperta utile degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione centrale e da essa occupati con dimensione superiore ai 500 metri quadrati. Dal 2015 questa soglia scende a 250 metri quadrati. Infine, il ministro ha ricordato come il nostro Paese, in sede europea, abbia aderito immediatamente all'appello lanciato da alcuni Paesi per raggiungere un accordo virtuoso entro la fine dell'anno, possibilmente nella prossima riunione del 23 ottobre fra tutti i Capi di governo, per la riduzione di CO2. 
 
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Rosamaria Freda
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