01/01/2013 - 01:00

Marea nera in Messico: la BP decide come intervenire

Dopo diversi tentativi con soluzioni alternative pare che la British Petroleum abbia deciso di intervenire utilizzando fango e cemento. Intanto si susseguono le voci che la macchia in superficie sia solo una parte del danno ambientale causato e che in profondità la situazione sia disastrosa.
Stavolta pare che il colosso americano abbia trovato il bandolo della matassa, o almeno lo speriamo tutti...dopo qualche tentativo mal ruscito nei giorni scorsi finalmente si è avuto il primo successo anche se non senza difficoltà. Stavolta si è provato ad inserire nella falla della Deepwater Horizon un cavo di acciaio lungo un chilometro e mezzo con il quale si è cercato di pompare il greggio in un nave che si trovava in superficie. Il risultato è stao soddisfacente a tal punto che la BP ha deciso di utilizzare la stessa tecnica invertita.

Si tratterebbe in pratica di iniettare fango ad alta pressione in profondità con lo scopo di ridurre temporaneamente la portata della perdita per permettere di sigillare in modo definitivo la falla con del cemento con la speranza che si concluda definitivamente questa tragica esperienza con conseguenze disastrose per l'ecosistema marino. E nel frattempo si fanno sempre più insistenti le voci che alcuni scienziato hanno trovato delle enormi macchie nere sospese a metà strada tra la superficie e il fondo dell'oceano spesse anche 90 metri e che arrivano ad estendersi per 16 km; attualmente la BP smentisce che si tratta di un fenomeno collegato alla catostrofe ecologica causata dalla sua piattaforma. La verità verrà presto a galla...
Tommaso Tautonico
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