01/01/2013 - 01:00

Lo stato dell'acqua in Italia

Nel "Censimento delle risorse idriche a uso civile" per l'anno 2008, realizzato dall'Istat, viene illustrato lo staus quo della gestione e del trattamento dell'acqua in Italia. Il consumo medio italiano di acqua si attesta sui 250 litri al giorno pro-capite, con notevoli differenze da regione a regione: per l'acqua immessa si va dai 497 litri al giorno della Valle d'Aosta ai 277 dell'Umbria; per l'acqua erogata il maggior quantitativo e' della provincia di Trento con 348 litri, il minimo della Puglia con 174 litri.
Nel 2008 il prelievo di acqua a uso potabile ammonta a 9,1 miliardi di metri cubi a livello nazionale (piu' 1,7% rispetto al 2005 e piu' 2,6% rispetto al 2006); aumenti significativi si registrano nelle regioni del nord-est e del centro, mentre altrove si osservano riduzioni dovute alla carenza di precipitazioni.
Nel 2008 il 32,2% dell'acqua prelevata e' stata sottoposta a trattamenti di potabilizzazione, la quota varia in base alle caratteristiche idrogeologiche del territorio.
Le regioni con la maggior quota di potabilizzazione di acqua sono la Sardegna con l'89,2%, la Basilicata con l'80,5%, la Liguria con il 55,6% e l'Emilia-Romagna con il 53,7%. I livelli piu' bassi si osservano nel Lazio con il 2,9%, in Molise con l'8,9% e in Campania con il 9,1%.
Nel rapporto si legge anche che "in Italia per ogni 100 litri di acqua erogata si preleva una quantita' di 165 litri, cioe' il 65% in piu".
Le maggiori dispersioni di rete si osservano in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo dove, per ogni 100 litri di acqua erogata, se ne immettono in rete circa 80 litri in piu'; le dispersioni minori si registrano in Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano, con un eccesso di immissione in rete inferiore ai 30 litri per ogni 100 erogati.
Tra i comuni con piu' di 200.000 abitanti, Bari ha la maggiore dispersione di acqua, pari a 106 litri in piu' immessi per 100 litri erogati, seguono Palermo con 88 litri, Trieste con 76.
Dispersioni superiori al 50% per Catania, Roma, Napoli, Torino e Padova, mentre al di sotto del 35% sono quelle a Venezia, Milano, Firenze e Bologna.
Il rapporto spiega che in Italia le dispersioni sono dovute sia per garantire afflusso alle condutture di acqua concesse alle imprese industriali, sia a prelievi non autorizzati, ma anche a perdite e mancata regolazione.
Lisa Zillio
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