23/04/2015 - 14:00

Legambiente e Slow Food Italia: la commissione europea confonde i cittadini su Ogm

Ogm. Possibilità per stati membri di vietare alimenti e mangimi geneticamente modificati Legambiente e Slow Food Italia: La Commissione sceglie cavilli linguistici per evitare l'opposizione dei cittadini e di molti governi europei e le azioni legali degli esportatori americani.
Ieri la Commissione Europea ha adottato una proposta di regolamento che consente agli Stati membri di vietare l'utilizzo di alimenti e mangimi geneticamente modificati sul proprio territorio nazionale. Si tratta di una modifica del regolamento 1829/2003 (che norma l'autorizzazione e commercializzazione di alimenti e mangimi geneticamente modificati) per estendere ad alimenti e mangimi il nuovo sistema di autorizzazione recentemente introdotto (Dir.2015/412) nella legislazione comunitaria per la coltivazione di Ogm. I divieti nazionali riguardano il "divieto di utilizzo" (e non di commercializzazione) di alimenti e mangimi geneticamente modificati, escludendo quei prodotti che contengono tracce accidentali e tecnicamente inevitabili di Ogm in una proporzione non superiore allo 0.9% (e quindi non etichettabili come Ogm secondo il regolamento 1829/2003 attualmente in vigore).

In concreto, la Commissione ricorre al cavillo giuridico del "divieto di utilizzo" per non infrangere la normativa comunitaria sulla libera circolazione delle merci nel mercato interno europeo, così, alimenti e mangimi Ogm autorizzati a livello comunitario potranno essere commercializzati in tutti gli Stati membri dell'Unione europea, ma alcuni paesi potranno vietarne l'utilizzo. Di conseguenza, gli Stati membri potranno vietare l'utilizzo di alimenti e mangimi geneticamente modificati solo per "ragioni pressanti e motivate", che non siano in conflitto con la valutazione comunitaria del rischio ambientale e sanitario. Ma questa è una formulazione tanto generica e restrittiva che rende difficilmente applicabile la possibilità di divieto nazionale, aprendo le porte a numerosi contenziosi giuridici. Non a caso la recente direttiva 2015/412 specifica chiaramente che il divieto di coltivazione di Ogm autorizzati può avvenire per ragioni socioeconomiche, di uso dei suoli, di pianificazione territoriale, di contaminazione transgenica di altre coltivazioni, di politica agricola e di politica ambientale.

La proposta della Commissione punta solo a superare l'opposizione di molti Stati membri a nuove autorizzazioni, offrendo loro l'arma spuntata del divieto nazionale, difficile da applicare per la sua definizione generica e restrittiva. La Commissione, insomma, con questa proposta vuole evitare l'imbarazzo di essere costretta - sotto il ricatto di possibili azioni legali soprattutto da parte degli esportatori americani - ad approvare una nuove autorizzazioni ignorando l'opposizione della maggioranza dei cittadini e di molti governi. L'attuale procedura autorizzativa, infatti, è bloccata - sono 17 le richieste per alimenti e mangimi attualmente sospese - per l'assenza nel Consiglio della necessaria maggioranza qualificata di Stati membri contrari o a favore dell'autorizzazione di nuovi prodotti Ogm. E questo lascerebbe interamente alla Commissione la responsabilità finale di approvare o meno un prodotto Ogm quando nel Consiglio non ci sia una maggioranza qualificata contraria all'autorizzazione. L'unica soluzione che la Commissione ha di fronte è procedere, come previsto dalla recente direttiva 2015/412, ad una profonda revisione della procedura di valutazione del rischio ambientale e sanitario degli Ogm, in modo da colmare le forti lacune dell'attuale sistema di autorizzazione comunitario. Solo così sarà possibile superare l'attuale impasse politica e ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini europei.
Marilisa Romagno
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