01/01/2013 - 01:00

La legge pasticcio sulla ''privatizzazione dell'acqua''

Il wwf "E' un bene comune. No a decisioni affrettate e controproducenti". 5 passi per garantire il diritto all'acqua e una gestione risorsa anche per adattare al meglio un territorio sempre più vittima dei cambiamenti climatici.
Il provvedimento in discussione oggi alla Camera arriva in un momento molto delicato ed estremamente vulnerabile per le capacità dello Stato di pianificare, controllare e gestire la risorsa idrica. Per il WWF l'acqua è un bene comune e prezioso che va difeso mentre il suo destino è oggi affidato all'approvazione alla Camera dell'Art.15 del DL 135/09 che se dovesse passare rischia di non accontentare nessuno, né chi è per la "ripubblicizzazione" della gestione , né chi è per la "liberalizzazione", e rimette in discussione anche le società che hanno già avviato, da almeno due anni, la gestione della risorsa idrica secondo le leggi vigenti.
Per il WWF invocare nel provvedimento in discussione oggi l'obbligo comunitario è inoltre un falso problema, visto che permane saldo, nel diritto e nell'esperienza comunitaria, l'istituto dell' in house providing , ovvero, quel complesso di strutture che svolgono attività di pubblica amministrazione, sia l'esercizio della funzione organizzativa dei pubblici poteri.
Con questo provvedimento gli Enti locali italiani saranno liberi di scegliere le forme di gestione dei "servizi pubblici ambientali" purché essi ricorrano esclusivamente a società private selezionate mediante gara o all'affidamento a società pubblico/private, con la presenza del partner privato scelto con gara che abbia una quota di partecipazione non al di sotto del 40% e i compiti operativi connessi con la gestione del servizio o a società quotate. Si sono affermate le società miste definendo il tetto alla partecipazione pubblica al 30%.
Il WWF denuncia che sono ben altri gli obblighi, non solo comunitari, e le esigenze a cui l'Italia dovrebbe dar seriamente seguito e che sono il presupposto per garantire una gestione adeguata dell'acqua, a partire dall'urgente, necessità di istituire le Autorità di distretto, ovvero, ampi ambiti territoriali per pianificare e gestire l'uso dell'acqua ma anche tutte le altrettanto urgenti politiche di difesa del suolo. .
Il WWF identifica per il paese 5 passi da compiere prima di affrontare aspetti parziali che andrebbero a creare ulteriori problemi alla gestione già frammentata e confusa delle acque:
1 - Redigere i Piani di gestione di bacino idrografico (siamo già in estremo ritardo), in ottemperanza della Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, attraverso il coordinamento di Autorità di bacino solo per cercare di evitare le sanzioni europee;
2 - Istituire le Autorità di distretto , come previsto dalla Direttiva Quadro Acque, recuperando l'esperienza delle Autorità di bacino, che sono gli unici soggetti che possono orientare e pianificare seriamente e a livello di bacino idrografico la gestione e tutela della risorsa idrica e che in questi ultimi anni sono state delegittimate e private dal 2002 di finanziamenti correnti
3 -Confermare il diritto all'acqua e discutere la proposta di legge d'iniziativa popolare "Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico" che era stata presentata nel 2007 forte di oltre 400.000 firme e che ora giace ferma in Parlamento
4 - Garantire la partecipazione pubblica nella redazione degli strumenti di pianificazione come previsto dall'articolo 14 ("informazione e consultazione pubblica") della Direttiva 2000/60 CE;
5 - Controllare che il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque, fatti salvi i prelievi destinati al consumo umano per il soddisfacimento del diritto all'acqua, considerando il principio del recupero dei costi relativi ai servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse soddisfacendo in particolare il principio "chi inquina paga" (così come previsto dall'articolo 9 della Direttiva 2000/60 CE).
Il Governo s'impegni ad avviare urgentemente un confronto nazionale, attraverso degli "Stati generali dell'Acqua", tra istituzioni e attori non istituzionali per trovare soluzioni condivise per il governo, la tutela e la gestione di un bene comune e primario come l'acqua.

 
Tommaso Tautonico
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