01/01/2013 - 01:00

L'Italia vola con le rinnovabili, ma serve distribuzione omogenea

Il 44esimo rapporto annuale del Censis rileva l'ottimo andamento della produzione di energia da fonti rinnovabili, in soli quattro anni aumentata del 39%. Un segno evidente della "torsione verde" dell'economia italiana

E' stato presentato questa mattina il 44esimo rapporto con il quale il Censis, come ogni anno, fotografa servizi, orientamenti e sviluppo del paese-Italia. L'Italia non si colloca tra le aree più avanzate in Europa né per quanto concerne le performance ambientali, né per la sensibilità per i temi ambientali da parte di cittadini e imprese. Nonostante ciò, sono stati compiuti passi avanti significativi per ciò che concerne la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un paese che, secondo il quadro delineato nel corposo rapporto, ha visto uno sviluppo più che positivo del settore della green economy.
"Il segmento dell'energia rinnovabile - si legge nella nota del Censis - oltre a simboleggiare la natura intrinseca della green economy, ne rappresenta la componente industriale più dimensionata e più promettente in termini di sviluppo potenziale". "L'energia prodotta in Italia da fonti rinnovabili si approssima al 20% del totale. La crescita del comparto, alimentata dalle politiche europee e nazionali, è aumentata in soli quattro anni del 39%". "Quanto alla distribuzione sul territorio, la produzione, come anche la potenza degli impianti, si concentra però nelle regioni settentrionali, dove è determinante il contributo della fonte idroelettrica".
Un quadro promettente a cui vanno anche affiancati i fatti rilevati sui fattori di centralità dell'industria energetica. "La valenza sociale di un settore fondamentale della nostra economia produttiva come quello energetico è spesso poco considerata - si legge sempre nella nota relativa al capitolo d'analisi su "Territorio e Reti" del Centro Studi Investimenti Sociali - ma i benefici che si originano all'interno della filiera della produzione energetica per il sistema-Paese, sono notevoli. Assorbe un'occupazione diretta consistente (circa 118.000 addetti), e produce un fatturato annuo rilevante, che supera i 230 miliardi di euro". Una filiera che "determina importanti investimenti sul territorio (dell'ordine di alcuni miliardi di euro l'anno), in parte legati all'esigenza di aderire a una normativa tecnica, ambientale e relativa ai temi della sicurezza in continua evoluzione".
Quanto al capitolo servizi pubblici esiste una "cronica" insoddisfazione degli utenti. Esiste una diffusa inefficienza gestionale nel comparto "acqua" che riversa evidentemente sulle tariffe per l'utente finale una quota che potrebbe soddisfare le attese delle utenze in termini di maggiori disponibilità e consumi, ed essere convogliata verso nuove utenze; nel bilancio complessivo delle risorse idriche le dispersioni giocano un ruolo non indifferente nel determinare temporanee crisi di scarsità in alcuni ambiti territoriali (soprattutto del Mezzogiorno).

Sergio Izzi
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