01/01/2013 - 01:00

L'Etna scivola verso il mare

Più della metà del fianco orientale dell'Etna scivola verso il mare con una velocità di 2-3 centimetri l'anno. É in corso uno studio multidisciplinare sul vulcano a cui stanno collaborando Cnr, Ingv e Università Roma Tre.
Cnr, Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e Università Roma Tre stanno collaborando in uno studio multidisciplinare sull'Etna che si basa sull'utilizzo di tecniche di rilevamento radar satellitare (InSAR,Interferometric Synthetic Aperture Radar) realizzate mediante algoritmi sviluppati presso l'Irea-Cnr.

L'obiettivo è misurare con estrema precisione lo spostamento della superficie del vulcano.

Infatti più della metà del fianco orientale dell'Etna scivola verso il mare con una velocità di 2-3 centimetri l'anno.
 Nel momento in cui il vulcano accelera si possono generare fenomeni violenti, come il terremoto del 2002 che colpì Santa Venerina.

Marco Neri, uno degli studiosi che hanno compiuto lo studio multidisciplinare, afferma che lo scorrimento del fianco orientale del vulcano produce una frizione nelle faglie, che diventano sismogeniche.
Questo fa sì che tutto ciò che si trova vicino al bordo tra la zona che si muove e quella che rimane ferma presenti grandi problemi.
Inoltre, secondo Neri ci sarà una nuova attività eruttiva visibile a breve.

La presenza di una rete di sensori a guardia del vulcano consentirà, quindi, di stabilire l'esistenza di fenomeni precursori di una futura eruzione.
Per ricavare la profondità della superficie di scivolamento è stato messo a punto un modello geometrico tridimensionale della zona instabile ottenuto, a sua volta, da un modello multidisciplinare di partenza.
Roberta Colella
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