01/01/2013 - 01:00

Italia: a rischio sviluppo rinnovabili

Uno studio condotto dal Centro di Ricerca in Economia del Territorio in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano-Bicocca rivela che, sebbene in due anni siano più che raddoppiati i comuni italiani nei quali è installato almeno un impianto di produzione energetica da fonti rinnovabili, lungaggini burocratiche continuano a penalizzare lo sviluppo di questo settore.
La ricerca, condotta da Camilla Buzzacchi e Luciano Salomoni dell'Università di Milano-Bicocca, analizza le criticità del processo decisionale energetico in Italia e affronta i diversi aspetti del problema.
Per raggiungere gli obiettivi europei del 20-20-20, in Italia il comparto delle rinnovabili dovrebbe produrre 131,2 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), ovvero coprire il 6,38% del consumo energetico del settore trasporti, il 28,97% per l'elettricità e il 15,83% per il riscaldamento e il raffreddamento.

Ma purtroppo ci sono ancora molte difficoltà nella gestione di questo settore, soprattutto dal punto di vista dei processi autorizzativi che continuano ad essere troppo lunghi e macchinosi, impedendo così rapide risposte da parte delle amministrazioni.

A questo si aggiungono le strozzature nella distribuzione dovute alla recente crescita dell'eolico e del fotovoltaico (rispettivamente +25,2% e +388,6% nel 2009): una volta realizzati i piccoli impianti (grazie agli incentivi) è spesso impossibile per gli enti locali accordarsi sulle autorizzazioni necessarie a creare linee elettriche di connessione tra le singole unità di produzione.
E così tutto il potenziale di questi nuovi impianti viene disperso.

Inoltre i ricercatori del CRIET hanno sottolineato come il mercato italiano sia ancora uno dei i più cari al mondo per kilowattora di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile, e ciò in ragione degli alti costi dell'energia convenzionale nonché degli elevati incentivi per le rinnovabili.
Lisa Zillio
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