01/01/2013 - 01:00

Il capitale naturale

Secondo il nuovo rapporto del Programma Ambiente delle Nazioni Unite "L'Economia degli Ecosistemi e della Biodiversità per i responsabili politici Nazionali e Internazionali 2009" (The Economics of Ecosystems and Biodiversity for National and International Policy Makers 2009) (TEEB), gli economisti non stanno tenendo conto del valore delle risorse naturali dei loro paesi, mettendo così a rischio il benessere di miliardi di persone e contribuendo alle catastrofica perdita di biodiversità.
Nel rapporto, infatti, si legge che i governi dovranno adottare sistemi contabili più efficaci per misurare il vero valore delle risorse naturali affinchè tale valore possa veramente contribuire ed essere integrato nelle decisioni governative.
Il TEEB sull'Economia degli Ecosistemi e la Biodiversità è stato realizzato dal Ministero dell'Ambiente tedesco e dalla Commissione Europea come risposta alla proposta lanciata dai Ministri dell'Ambiente del G8+5 di realizzare il primo studio globale sui meccanismi economici responsabili della perdita di biodiversità.
Secondo quest'analisi l'investimento nella conservazione, nella gestione e nel restauro degli ecosistemi può generare profitti economici e servizi alla società superiori ai profitti dovuti ad un utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, come la distruzione delle foreste o la pesca industriale.
Infatti, secondo alcuni studi sul valore economico dei servizi degli ecosistemi risulta che, ad esempio, un solo ettaro di foresta tropicale può fornire servizi fondamentali quali cibo, acqua, materie prime, sostanze farmacologiche, mitigazione climatica, purificazione dell'acqua, turismo, per un valore di oltre 16.000 dollari l'anno; per ogni ettaro di area costiera ripristinata la comunità avrebbe una 'rendita' di circa 73.900 dollari, 14.200 per un ettaro di zone umide, e fino a 129.000 dollari per le barriere coralline.
Tra gli ambienti naturali che, una volta ripristinati, rendono di più in termini economici ci sono le praterie (75,1 come rapporto costi/benefici), le foreste tropicali (37,3,), i boschi e la macchia (28,4) e i boschi di mangrovie (26,4) (vedi tabelle allegate).
Gordon Shepherd, Direttore delle Politiche Regionali e Globali per il WWF, ha dichiarato che "i governi devono prendere spunto dalle indicazioni di questo rapporto imparando a considerare la natura in modo più ampio. Adottando un'economia con un approccio più intelligente e completo la distruzione delle risorse naturali potrebbe arrestarsi, ma al momento stiamo pagando per l' ignoranza di chi prende le decisioni."
Il rapporto denuncia la perdita del "nostro capitale naturale" e la mancanza di comprensione del "valore di ciò che abbiamo e che stiamo perdendo."
"Il problema è che i sistemi economici in vigore non attribuiscono un prezzo e quindi un valore ai servizi/beni prodotti degli ecosistemi e quindi alla biodiversità" sostiene il rapporto.
"Questo significa che i benefici che derivano da questi servizi vengono solitamente trascurati o grossolanamente sottovalutati nelle decisioni da prendere. Questo genera azioni che non solo portano ad una perdita di biodiversità ma hanno anche un impatto significativo sul benessere umano."
Nel documento sono elencate anche importanti raccomandazioni per chi opera nelle politiche nazionali e internazionali.
Tra le altre, che vengano il prima possibile affrontati e rimossi tutti quei sussidi ad alto impatto ambientale - tra cui quelli (quasi un terzo) attualmente dedicati a sostegno dell'utilizzo di combustibili fossili - e che vengano aumentati gli investimenti per tutte le "infrastrutture ecologiche".
La ricostruzione di un capitale verde di ambienti e di "servizi" costituisce uno strumento estremamente efficace - anche e soprattutto dal punto di vista dei costi/benefici - per contribuire agli obiettivi delle politiche ambientali, tra cui l' adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione del rischio collegato alle calamità naturali (calamità che risentono enormemente della degradazione degli habitat e degli ecosistemi) e, nell'ambito della lotta alla povertà, la disponibilità di acqua potabile e la sicurezza alimentare.
Il WWF segnala che per poter garantire profitti a medio e lungo termine anche le aziende devono assolutamente dare un valore alle risorse naturali da cui dipendono.
In questo modo potranno non solo beneficiarne ma essere anche parte attiva nella soluzione delle crisi ambientali, come l'estinzione delle specie e la distruzione delle foreste.
"Per risanare il nostro Pianeta ci vorrà il contributo di tutti", ha concluso Shepherd.
Lisa Zillio
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