01/01/2013 - 01:00

Il Wwf interviene per dire no alle perforazioni in mare

5 proposte WWF tra cui creazione di aree off-limits, di un organismo internazionale di sicurezza ed un fondo finanziato dalle compagnie per le emergenze. Il WWF ritiene che i Governi debbano adottare politiche e strategie per ridurre l’uso dei combustibili fossili liquidi, attraverso misure di efficienza energetica.
Il nuovo incidente nel Golfo del Messico, è una conferma ulteriore, dopo il disastro della piattaforma Deepwater Horizon che verrà ricordata come la “Cernobyl del petrolio”, che ormai il petrolio facile è finito e la risposta dell’industria è di continuare a spingere i limiti tecnologici penetrando in ambienti marini sempre piú profondi, isolati e sensibili. Attualmente circa il 30% di tutto il petrolio estratto deriva da estrazioni petrolifere su fondale marino (costiero o off-shore) e questa percentuale è in aumento.

“I recenti incidenti e le loro conseguenze hanno anche dimostrato l’esistenza di rischi specifici associati alle perforazioni sottomarine; carenze nelle regolamentazioni e omissioni di conformità da parte dell’industria; così come carenze nelle capacità tecnologiche, logistiche e regolamentari, sia per la prevenzione di incidenti che per la reazione agli incidenti stessi – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia - In queste circostanze il WWF ritiene che i Governi debbano adottare politiche e strategie per ridurre l’uso dei combustibili fossili liquidi, attraverso misure di efficienza energetica sostanziali, l’elettrificazione dei trasporti e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili.

La spinta verso tecnologie sempre più ai limiti per la ricerca e la gestione di fonti non rinnovabili allontana per le comunità coinvolte sempre più la certezza su come rientrare da situazioni di emergenza e la scommessa sul nucleare in Italia è un altro esempio di questo genere di rischi”. Secondo un recente Dossier ancora non pubblicato dal WWF dal titolo “Abissi: la micidiale corsa all’oro nero” attualmente le piattaforme petrolifere costiere sono 357 distribuite in tutte le aree del mondo: 58 in Europa, 32 in Medio Oriente, 26 in Africa, 116 in Asia/Pacifico, 76 in America Latina, 49 in America del Nord . Dal 1975 ad oggi si sono verificati oltre 60 esplosioni nelle aree di estrazione di gas e petrolio.

In generale le compagnie impegnate in perforazioni in acque profonde sono grandi compagnie petrolifere internazionali e nazionali come BP, Exxon, Petrobras e Anadarko. Circa 160 delle 357 piattaforme petrolifere sono di acque profonde. In base a questi punti, il WWF ha individuato 5 proposte. Mentre la priorità politica generale di tutte le nazioni deve essere la diminuzione della domanda di energia, cambiamenti specifici, fondamentali e immediati sono necessari sia a livello nazionale che internazionale, affinché siano definite chiare linee-guida e regolamentazioni riguardo il “dove” e il “come” per le perforazioni sottomarine, per l’estrazione di petrolio e gas, e perché vi sia una effettiva volontà politica per l’applicazione di tali regole.

LE 5 PROPOSTE DEL WWF:
1. Aree particolarmente sensibili
È urgente la necessità di identificare e negoziare l’istituzione permanente di zone vietate, nei luoghi in cui la biodiversità e il capitale naturale sono così preziosi che nessun rischio, pertanto  piccolo, possa essere accettato. Il WWF ritiene, che l’Artide sia uno di tali luoghi, e ha pubblicamente chiesto una moratoria su tutte le nuove attività di ricerca del petrolio artico. Di particolare preoccupazione per il WWF sono poi le aree marine del Mediterraneo, quelle vicino alla costa orientale dell’Africa (Kenya, Tanzania e Mozambico) e il Triangolo dei Coralli (includendo le aree marine di Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Timor Leste e le Isole Solomone).

2. Quadro di riferimento per la valutazione del rischio per le concessioni
Prima di permettere perforazioni sottomarine deve essere creato, adottato e applicato un nuovo quadro di riferimento per valutare i rischi e l’impatto di futuri sviluppi di petrolio e gas. I quadri di riferimento attuali sono stati ‘di frequente pesantemente influenzati o sviluppati dalle associazioni industriali e sono molto spesso orientati al risultato, cosicché troppa flessibilità di interpretazione è lasciata all’operatore per quanto riguarda i requisiti di conformità da mantenere, rispetto al risultato richiesto. È necessario un nuovo approccio più normativo, che sia basato sugli esempi migliori e definito da tutti gli interessati. Dovrebbe considerare tra le altre cose: la valutazione del capitale naturale e sociale, i problemi tecnologici e logistici (prevenzione e reazione), le capacità di regolamentazione e di attuazione. Potrebbe essere sviluppato sia a livello nazionale sia a livello regionale.
L’esito di tale processo consisterebbe nell’identificazione di luoghi accettabili per le perforazioni, così come di luoghi vietati nel breve periodo (fino allo sviluppo di tecnologie o di capacità di reazione adeguate) e di aree che dovrebbero essere permanentemente escluse dalle perforazioni.

3. Operazioni
Bisogna definire standard di qualità quantificabili, riguardanti tra l’altro, equipaggiamento; attività di perforazione; reazione all’emergenza; e il livello minimo di risorse che le compagnie petrolifere e del gas devono accantonare per far fronte alle emergenze. Inoltre, è necessario chiarire le responsabilità nelle situazioni in cui sono utilizzate diverse compagnie sub-appaltatrici, specialmente per quanto riguarda le aree critiche per la sicurezza.

4. Regolamenti

L’approccio alla regolamentazione dell’industria del petrolio e del gas varia da nazione a nazione. È essenziale che i vantaggi comparativi di questi diversi approcci siano compresi e che ciò porti ad una revisione dei regolamenti a livello nazionale. Ancora maggiore è la necessità di far rispettare di più e meglio, in modo indipendente, i regolamenti e la conformità delle perforazioni sottomarine.
Mentre nel breve periodo i regolamenti e gli organi di regolamentazione devono essere rafforzati a livello nazionale e/o regionale, nel medio periodo bisogna prendere in considerazione la creazione di un organismo internazionale che contribuisca alla sorveglianza delle operazioni e alla conformità delle perforazioni sottomarine.

5. Capacità di reazione
L’esperienza nel Golfo del Messico ha mostrato la necessità di vaste quantità di risorse e della disponibilità immediata di finanziamenti per essere in grado di reagire agli incidenti e per azioni di compensazione. Dover mobilizzare tali risorse in luoghi più remoti ed in paesi dove le infrastrutture locali non sono ben sviluppate esacerberebbe le sfide per reagire a qualsiasi incidente. L’industria dovrebbe finanziare (in base a una quota fissa o al barile) un fondo internazionale che possa essere mobilizzato per rispondere a tali emergenze. Devono essere attuate misure per assicurare che il pubblico non paghi per nessun danno causato da fughe accidentali.
Marilisa Romagno
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