01/01/2013 - 01:00

Il caro gasolio e i costi record per l'agricoltura

La Cia alla sesta edizione della Festa nazionale dell'Agricoltura, in corso a Torino, torna a denunciare una situazione allarmante, soprattutto per le serre. Senza le agevolazioni sul carburante si prospetta uno scenario drammatico. L'onere crescerà con l'arrivo del freddo e con le prossime operazioni autunnali in campagna
 
Per le imprese agricole è sempre più allarme costi. Tra mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari e specialmente carburante), oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso insostenibile. In sette mesi - da gennaio a luglio 2011 - il caro gasolio è costato all'agricoltura, ma soprattutto alle serre, oltre 800 milioni di euro. 
 
La denuncia viene dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori, che in occasione della sesta Festa nazionale dell'Agricoltura - ancora in corso fino all'11 settembre a Torino - rinnova la sua richiesta di adottare misure realmente incisive, a cominciare dall'"accisa zero" il carburante agricolo.
 
La situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con l'arrivo del freddo e delle prossime operazioni autunnali in campagna, prima fra tutte l'aratura, durante le quali aumenta considerevolmente il consumo dei prodotti petroliferi. Si preannuncia, quindi, uno scenario molto difficile per le imprese agricole che - rileva la Cia - vivono una stagione complessa, caratterizzata da una profonda crisi che ormai si protrae da più di tre anni. 
 
Nello scorso mese di giugno - come conferma anche l'Ismea - il fattore costi produttivi ha segnato una nuova crescita: più 5,5 per cento nei confronti dello stesso periodo del 2010. Un aumento sul quale ha influito pesantemente in particolare il rincaro dei prezzi dei prodotti energetici (più 6 per cento), dei mangimi (più 17,5 per cento) e dei concimi (più 6,4 per cento).
 
Attualmente i costi produttivi incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l'85 per cento. Nel 2010 l'incremento di questi oneri, secondo gli ultimi dati, è stato del 12 per cento rispetto al 2009, mentre per il 2011 l'incremento dovrebbe oscillare addirittura tra il 13 e il 15 per cento. A questi incrementi si devono aggiungere, nonostante la fiscalizzazione per le zone svantaggiate e di montagna, anche gli oneri previdenziali cresciuti in poco meno di due annidel 26 per cento, e quelli di carattere burocratico. Costi onerosi che frenano drammaticamente le imprese, compromettendone la tenuta sul mercato e incidendo negativamente sull'occupazione e la competitività
Mara Giuditta Urriani
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