01/01/2013 - 01:00

Greenpeace Brasil si e' mobilitato per Copenaghen 2009

Gli attivisti di Greenpeace Brasil, mascherati da Lula, mucca, sole e tartaruga hanno fatto una pacifica irruzione nel Centro Cultural Banco do Brasil, dove il pesidente Ignacio Lula da Silva era riunito con i ministri del proprio governo per discutere quale sara' la posizione del Brasile alla prossima Conferenza sul clima di Copenhagen a dicembre.
I partecipanti hanno chiesto che il Brasile si assuma la propria responsabilità sul riscaldamento globale e che adotti misure reali nei settori forestale, energetico e degli oceani, ecco il motivo del travestimento.
La mucca, infatti, simboleggiava il disboscamento dell'Amazzonia, il sole le energie rinnovabili e la tartaruga marina gli oceani in pericolo.
I volontari di Greenpeace hanno poi consegnato simbolicamente al pupazzo di Lula una valigia da viaggio per invitare il presidente a recarsi a Copenhagen ed una carta di immigrazione per ricordare il cammino che il Brasile deve ancora compiere nella lotta al cambiamento climatico.
Proprio a questo proposito João Talocchi, coordinatore della campagna clima di Greenpeace Brasil ha aggiunto «Il Brasile é il quarto maggior emettitore di gas serra ed una delle maggiori economia del pianeta. E' l'ora che il Paese si dia obiettivi obbligatori secondo il suo peso e la sua responsabiolità e che riguardino i vari settori dell'economia».
Secondo gli ambientalisti il primo passo che il presidente Lula deve affrontare é quello dell'opzione Zero per la deforestazione dell'Amazzonia entro il 2015: «L'obiettivo presentato dal governo federale, riduzione dell' 80% della deforestazione entro il  2020, con la relazione a medio termmine registrata tra il 1996 e 2005, é insufficiente par affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, perché significa che tra 1,5 miliardi e 1,8 miliardio di alberi potranno essere abbattuti in Amazzonia nei prossimi 10 anni. "Desmatamento zero" non signifioca che nessun albero sarà tagliato, come ha suggerirt to la settiomana scorsa in Svezia il presidente Lula. Significa lavorare in maniera sostenibile, promuovendo la manutenzione della foresta e dei servizi ambientali che fornisce. Il Brasile deve andare ai negoziati per evitare il cambiamento climatico come un'opportunità di contribuire con l'ambiente allo stesso tempo, a oprodurre posti di lavoro, sviluppare tecnologie e guadagnare con la salcvaguardia della firesta. Il Paese può guadagnarci, ma sembra al governo questo non importi».
Per Talocchi «Il Brasile non può autorizzare la deforestazione di 5.000 ettari al giorno».
La soluzione proposta da Grenpeace per il Brasile è: 25% di energie rinnovabili entro il 2020, a partire da eolico, sole, biomasse e piccole centrali idroelettriche, con investimenti che potrebbero creare direttamente 300 mila nuovi posti di lavoro entro 10 anni e 600.000 entro il 2030.
Greenpeace chiede infine che il governo brasiliano trasformi almeno il 30% del territorio costiero-marino del Paese in aree protette entro il 2020.
«Gli oceani sono importanti regolatori climatici perché assorbono CO2, il principale gas serra, dall'atmosfera. Mantenere la loro salute é essenziale per garantire la continuità dei servizi ambientali» ha concluso Talocchi.
Alla fine un rappresentante del governo ha incontrato gli attivisti di Greenpeace promettendo loro di portare queste istanze davanti al presidente Lula.
Lisa Zillio
autore