02/05/2014 - 19:14

Eni: scoperto nuovo giacimento offshore olio e gas nel Mare di Barents

Eni ha effettuato una nuova scoperta offshore di olio e gas nel settore norvegese del Mare di Barents, a circa 230 chilometri da Hammerfest. A renderlo noto è un comunicato stampa pubblicato sul sito del case a sei zampe. La scoperta si inquadra nell'ambito dell'attività esplorativa che la joint venture, di cui Eni fa parte, sta svolgendo per implementare il progetto di sviluppo del campo di Johan Castberg, spiega la nota. Il pozzo 7220/7-3S, situato nella licenza esplorativa PL532 nel prospetto esplorativo Drivis, circa 6 chilometri a sud dell'area di Johan Castberg, è stato perforato in circa 345 metri di profondità d'acqua e ha raggiunto una profondità di 2.097 metri.
Il pozzo ha accertato la presenza di una colonna mineralizzata di circa 154 metri nelle arenarie di età giurassica: i volumi di olio in posto sono stimati preliminarmente tra 125 e 140 milioni di barili. La scoperta si inquadra nell'ambito dell'attività esplorativa che la joint venture, di cui Eni fa parte, sta svolgendo per implementare il progetto di sviluppo del campo di Johan Castberg, continua il comunicato della multinazionale.
 
Statoil è l'operatore per la produzione nella licenza PL532, con una quota di partecipazione del 50%, mentre Eni Norge AS partecipa con il 30% e Petoro AS con il 20%. Eni, che opera in Norvegia attraverso la controllata Eni Norge AS, è presente nel Paese dal 1965 con una produzione equity di circa 115.000 barili di olio equivalente al giorno. Eni è operatore dello sviluppo in corso del primo giacimento di petrolio nel Mare di Barents, l'importante scoperta di Goliat, e del giacimento di gas Marulk nel Mare di Norvegia. Inoltre, in Norvegia Eni ha interessi in un certo numero di licenze e campi in sviluppo e già operativi, tra cui Ekofisk, Norne, Åsgard, Heidrun, Kristin, Mikkel e Urd.
 
Le imprese oil&gas che lavorano nell'Artico devono mettere in atto necessariamente un approccio sostenibile, spiega Eni. Le attività devono essere condotte con l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia, norme ad hoc per garantire la sicurezza degli operatori e una collaborazione continua con le comunità locali, spiega la stessa Eni. Queste necessità hanno portato alla realizzazione degli impianti per estrazione e produzione di idrocarburi nel campo a olio di Goliat, nel Mare di Barents, che, per le sue caratteristiche, definisce lo standard del settore attraverso l'adozione di tecnologie e la costruzione di mezzi appositamente realizzati per l'Artico. 
 
Per meglio comprendere e rispondere alle criticità dell'ambiente, Eni ha in corso una collaborazione con Statoil sin dal 2006, grazie alla quale sono stati avviati ben 30 progetti di ricerca e sviluppo che si basano su metodi strategici, logistici e industriali per prevenire e gestire gli eventuali sversamenti d'olio nell'area di Goliat. I progetti hanno coinvolto università e istituti di ricerca norvegesi, società di consulenza e comunità locali.
 
Inoltre, è stato messo a punto un sistema coordinato per la risposta alle emergenze chiamato Coastal Oil Spill Preparedness Improvement Programme (COSPIP) con un investimento di circa 3 milioni di euro nel periodo 2006-2013, che verrà impiegato come standard di riferimento per i campi futuri nel Mare di Barents, continua il cane a sei zampe. Fra gli studi condotti rientra anche il progetto Artic Seas Biodiversity che ha permesso di approfondire le conoscenze scientifiche dell'ambiente artico norvegese, conclude la multinazionale guidata da Paolo Scaroni.
Rosamaria Freda
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