11/02/2015 - 16:18

Energia: la Robin Tax è incostituzionale. Consulta boccia imposta su società petrolifere

La Robin Tax è illegittima. E' quanto prevede la sentenza 10/2015 della Corte Costituzionale appena pubblicata. La Robin Tax è un' addizionale (di 5,5, punti percentuali per il 2008) a carico dei soggetti che operano nei settori petrolifero ed energetico, con ricavi superiori a 25 milioni di euro nel periodo d'imposta precedente, istituita con decreto-legge a decorrere dal 2008.
La Consulta ha cosi affermato la legittimità costituzionale del ricorso promosso dalla Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia nel procedimento in corso tra la Scat Punti Vendita Spa e l'Agenzia delle Entrate. 
 
La Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia, con ordinanza emessa il 26 marzo 2011, aveva infatti sollevato questione di legittimità costituzionale dell'art. 81, commi 16, 17 e 18 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria). 
 
La norma prevede che "in dipendenza dell'andamento dell'economia e dell'impatto sociale dell'aumento dei prezzi e delle tariffe del settore energetico, l'aliquota dell'imposta sul reddito delle società di cui all'articolo 75 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è applicata con una addizionale di 5,5 punti percentuali per i soggetti che abbiano conseguito nel periodo di imposta precedente un volume di ricavi superiore a 25 milioni di euro e che operano nei settori di seguito indicati: a) ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi; b) raffinazione petrolio, produzione o commercializzazione di benzine, petroli, gasoli per usi vari, oli lubrificanti e residuati, gas di petrolio liquefatto e gas naturale; c) produzione o commercializzazione di energia elettrica".
 
Il crollo delle quotazioni del greggio, determinatosi subito dopo l'adozione del decreto, smentirebbe, poi, la sussistenza della necessità di colpire profitti straordinari in ragione dell'andamento del mercato nel settore dei prodotti petroliferi, si legge nel provvedimento della Corte. La norma impugnata sarebbe stata, quindi, introdotta nel nostro ordinamento con lo strumento del decreto-legge senza che ne sussistessero i presupposti di necessità ed urgenza stabiliti dall'art. 77 Cost. e con l'ulteriore conseguenza che il contribuente sarebbe stato gravato da una prestazione non in forza della legge come previsto dall'art. 23 della Costituzione. continua la Consulta. 
 
Inoltre, il presupposto dell'"addizionale" e il prelievo non sarebbero espressi secondo gli stessi criteri attributivi di valore, in quanto si colpirebbe l'intero reddito e non solo gli extra-profitti, con conseguente irragionevolezza, incongruità e sproporzione della struttura dell'imposta. Ulteriore discriminazione sarebbe rappresentata dal fatto che la norma impugnata assoggetta all'"addizionale" solo gli operatori con volume d'affari annuo superiore ai venticinque milioni di euro.
 
Infine il divieto di traslazione dell'onere economico conseguente all'addizionale, quale previsto dall'art. 81, comma 18, del citato decreto-legge, determinerebbe un'altra irrazionale discriminazione, in prima istanza tra le imprese assoggettate all'imposta rispetto alle altre e poi, all'interno di queste,  tra i produttori e i distributori, poiché solo i secondi incorrono nel divieto di traslazione e sono costretti ad onerose pratiche contabili per dimostrare all'Autorità per l'energia elettrica la mancata traslazione.
 
La sentenza della Corte ha valore però solo per il futuro, ovvero a partire dal giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e quindi non ha alcun valore retroattivo. 
 
Mentre le società energetiche e del petrolio festeggiano oggi la bocciatura della Robin Tax da parte della Corte Costituzionale, il Codacons in una nota "ricorda come l'addizionale Ires potrebbe essere stata scaricata sui consumatori finali per la maxi-cifra di 508 milioni di euro solo nel 2011, attraverso un illegittimo incremento delle bollette"
 
"A gennaio dello scorso anno presentammo un dettagliato esposto contro le società dell'energia a 104 Procure della Repubblica chiedendo di indagare sulla Robin Tax " spiega il Codacons. "Un'analisi dell'Autorità per l'energia, infatti, aveva fatto emergere seri sospetti su 144 operatori che nel 2011 avrebbero traslato in bolletta l'addizionale Ires, violando la legge che vieta espressamente di scaricare i maggiori costi sui consumatori" continua l'associazione spiegando come "le bollette degli italiani sarebbero così lievitate artificiosamente di 508 milioni di euro nel 2011 e 42,3 milioni nel 2010, secondo i calcoli dell'Autorità".
 
Alla luce della sentenza della Consulta, Il Codacons chiede dunque all'Autorità dell'energia di rendere pubblici i provvedimenti adottati tra il 2008 ed oggi nei confronti degli operatori energetici e del petrolio in merito alle irregolarità riscontrate nel pagamento della Robin Tax.
 
Clicca qui per scaricare il testo della sentenza della Corte di Cassazione.
Rosamaria Freda
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