01/01/2013 - 01:00

DL Omnibus: il Wwf scrive al presidente Napolitano

Il Governo, che ha posto la fiducia sul decreto legge Omnibus, dimostra che in materia di nucleare non solo non si fida degli italiani, ma neanche del Parlamento: la sovranità popolare (diretta e indiretta) è definitivamente calpestata dall'Esecutivo. Per questo diffondiamo la lettera che il presidente del WWF Italia, Stefano Leoni, ha inviato al Capo dello Stato, che dovrà promulgare la legge di conversione del decreto Omnibus.
Illustrissimo Presidente, nella mia qualità di Presidente del WWF Italia sento il bisogno - con il dovuto rispetto per l'Alta carica e perfettamente consapevole delle Sue prerogative costituzionali - di rivolgermi a Lei mentre si accinge a promulgare la legge di conversione, con modifiche, del decreto legge 31 marzo 2011, n. 34 ("Disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo"). La legge di conversione contiene una modifica dell'art. 5 del citato decreto legge da Lei emanato. Alla originaria previsione, volta alla "Sospensione (di un anno) dell'efficacia di disposizioni del decreto legislativo n. 31 del 2010" in materia di localizzazione, realizzazione ed esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare - per effetto dell'emendamento (n. 5.800) del Governo, presentato nel corso dell'iter di conversione al Senato - si è sostituito il nuovo art. 5, con rubrica "Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari".

L'inserimento dell'emendamento da parte del Governo ha eluso "il vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione dei decreti legge" e l'approvazione definitiva, avvenuta mediante il voto di fiducia posta alla Camera dei Deputati alla vigilia del voto referendario, ha realizzato una "compressione del ruolo del Parlamento". Ci permettiamo di osservare che questo modo di procedere del Governo (emendamento a decreto legge e sua conversione mediante voto di fiducia) è stato già oggetto di una Sua censura nella lettera che lo scorso 22 febbraio, in merito alla conversione del decreto-legge cosiddetto "milleproroghe", ha inviato ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio. Come noto, nelle giornate del prossimo 12 e 13 giugno, è stato indetto il referendum sul quesito "Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme", ammesso dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 28/2011, avente ad oggetto quelle stesse disposizioni che sarebbero oggetto dell'intervento abrogativo contenuto nella modifica introdotta in sede di conversione del decreto legge. Il WWF Italia, anche in qualità di componente del Comitato promotore del referendum abrogativo, dopo un'approfondita valutazione dell'intervenuta modifica legislativa, ritiene che l'emendamento del Governo all'art. 5 del decreto legge n. 34/2011, nell'abrogare le disposizioni oggetto del quesito referendario, non contenga quel mutamento dei "principi ispiratori" che secondo la giurisprudenza costituzionale giustifica la mancata celebrazione del tipico mezzo di sovranità popolare qual è l'istituto di cui all'art. 75 della Costituzione. La Corte costituzionale sin dalla sentenza n. 68 del 1978 ha inequivocabilmente statuito che "Se l'«intenzione del legislatore» - obiettivatasi nelle disposizioni legislative sopraggiunte - si dimostra fondamentalmente diversa e peculiare, nel senso che i principi ispiratori sono mutati rispetto alla previa disciplina della materia, la nuova legislazione non è più ricollegabile alla precedente iniziativa referendaria: in quanto non si può presumere che i sottoscrittori, firmando la richiesta mirante all'abrogazione della normativa già in vigore, abbiano implicitamente inteso coinvolgere nel referendum quella stessa ulteriore disciplina.

Se invece l'"intenzione del legislatore" rimane fondamentalmente identica, (...) la corrispondente richiesta non può essere bloccata, perché diversamente la sovranità del popolo (attivata da quell'iniziativa) verrebbe ridotta ad una mera apparenza". Ad avviso di chi scrive, dal nuovo comma 1 dell'art. 5 del decreto legge n. 34/2011, si evince con una certa chiarezza che "intenzione del legislatore" non è quella di "impedire la realizzazione e la gestione di centrali nucleari" - come nella ratio del quesito referendario individuata dalla Corte costituzionale, con la citata sentenza n. 28/2011, nel giudizio di ammissibilità del referendum - bensì quella di non procedere alla "definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare" in attesa "di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nazionale, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea". Se l'«intenzione del legislatore» fosse stata, analogamente a quella del comitato promotore, di "impedire la realizzazione e la gestione di centrali nucleari", non si comprende la necessità dell'addendum di cui ai commi 1 e 8 del nuovo art. 5. In particolare, il comma 1 sembrerebbe introdurre una condizione sospensiva alla realizzazione di centrali nucleari anziché impedirne la loro realizzazione. Risultato questo che l'Esecutivo aveva già ampiamente raggiunto con l'originario testo - da Lei emanato - dell'art. 5 del decreto legge n. 34/2011. Avrebbe semmai potuto ampliare - anche senza il ricorso allo strumento normativo - l'arco temporale di efficacia della sospensione delle disposizioni sulla realizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare.

Tra l'altro, ci permettiamo di notare: la sospensione viene condizionata a due elementi (sicurezza e decisioni dell'Unione europea) che appaiono pretestuosi. Da un lato, infatti, qualunque realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica nucleare non potrà prescindere dai più recenti standard di sicurezza e, dall'altro, come ha ricordato la Corte costituzionale nella citata sentenza n. 28/2011, non sussiste alcuna norma che attribuisca all'Unione europea il potere di imporre ad uno Stato membro di aderire all'opzione nucleare. Pertanto la decisione di realizzare o meno centrali nucleari rientra esclusivamente nella piena sovranità di ciascun Stato membro. Da tali considerazioni appare di una certa evidenza come l'intervento del Governo abbia, mediante l'abrogazione delle disposizioni oggetto del quesito referendario, quale fine esclusivamente quello di eludere le garanzie costituzionali a tutela del referendum quale tipico mezzo di esercizio della sovranità popolare.

Chi scrive è pienamente consapevole del fatto che secondo il nostro ordinamento spetterà all'Ufficio centrale per il referendum ogni decisione se, a seguito di intervenuta legge abrogativa, "le operazioni relative (al referendum) non hanno più corso" (art. 39 della legge n. 352/1970). Tuttavia - nel constatare la modalità (emendamento dell'Esecutivo con voto di fiducia) attraverso cui è stata introdotta l'abrogazione delle disposizioni oggetto del referendum, originariamente assente dal testo del decreto legge emanato, e i contenuti sostanziali del nuovo art. 5, nei quali non si riscontrano, come detto, mutamenti nei "principi ispiratori" e nell'"intenzione del legislatore" - chi, come il WWF Italia, si è fortemente impegnato affinché la decisione sulla realizzazione di impianti nucleari fosse rimessa al "tipico mezzo di esercizio diretto della sovranità popolare" avverte l'esigenza civile di rivolgersi al Garante delle garanzie costituzionali alla vigilia dell'esercizio del Suo potere di promulgazione. Esclusivamente con questo spirito ci rimettiamo alla Sua decisione, consapevoli dell'attenzione che Ella ha sempre voluto dimostrare verso le attività della nostra Associazione come ci ha dimostrato nell'incontro dello scorso 25 gennaio 2010, in occasione dell'Anno internazionale della biodiversità del quale conservo il più vivo ricordo.
Tommaso Tautonico
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