14/04/2015 - 07:49

Def 2015, ecco le priorità ambientali del governo. A partire dalla lotta alle emissioni di CO2

A che punto è il nostro Paese lungo il cammino verso la riduzione delle emissioni di gas serra nell'atmosfera? E quali sono gli impegni che ci attendono in futuro?
A tracciare l'attuale situazione dell'Italia in materia di lotta ai gas ritenuti la prima causa dei cosiddetti "cambiamenti climatici" è un documento apredisposto dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, e allegato al Documento di economia e finanza, il cosiddetto Def 2015, presentato nei giorni scorsi dal governo e approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. 
 
Nel complesso il Def 2015, che ora è stato trasmesso al Parlamento, punta a sostenere la ripresa economica evitando aumenti del prelievo fiscale e allo stesso tempo rilanciando gli investimenti. Non solo. L'obiettivo è anche quello di avviare il debito pubblico (in rapporto al PIL) su un percorso di riduzione, consolidando così la fiducia del mercati e riducendo la spesa per interessi. 
 
Nell'insieme il documento disegna un netto cambiamento di marcia nella situazione economica e finanziaria del Paese con il prodotto interno lordo che nel 2015 diventa positivo (+0,7%) dopo tre anni di recessione e imposta una politica economica a supporto di una crescita più sostenuta nel triennio successivo, almeno secondo quanto annunciato dal governo. 
 
Ma torniamo alle tematiche più strettamente ambientali. L'allegato al Def messo a punto da Galletti traccia un bilancio sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi internazionali assunti dall'Italia in sede europea ed internazionale. 
 
Il Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) al momento rappresenta l'unico trattato internazionale globale finalizzato alla riduzione di quelli che vengono ritenuti i maggiori responsabili dell'aumento della temperatura del pianeta. Il Protocollo di Kyoto è entrato in vigore nel febbraio 2005 e regolamenta tali emissioni per i periodi 2008-2012 e 2013-2020.
 
Con la ratifica del Protocollo di Kyoto (Legge 120/2002) l'Italia si è impegnata a ridurre le emissioni nazionali di gas ad effetto serra del 6,5% nel periodo 2008 - 2012 rispetto ai livelli del 1990. Tale impegno implica che le emissioni nazionali di gas ad effetto serra non potranno superare le 483,3 MtCO2eq all'anno nel periodo 2008-2012, spiega il documento. Nel periodo 2008-2012 le emissioni nazionali sono state in media, tenuto conto dei permessi di emissione assegnati al settore ETS (Emission Trading Scheme) di circa 503,0 MtCO2/anno, da cui vanno sottratti gli assorbimenti forestali pari a circa 15,1 Mt/anno, pertanto la distanza dall'obiettivo di Kyoto è di circa 4,7 Mt/anno.
 
Attualmente il "gap" medio annuo è di circa 19,75 MtCO2eq, da cui vanno sottratti gli assorbimenti forestali pari a circa 15,06 Mt/anno.  Il contributo emissivo dei settori ETS al totale nazionale è pari a 201,72 MtCO2/anno, ossia pari al numero totale di quote assegnate per gli anni 2008-2012. Tale contributo è costante nel periodo poiché nel caso in cui le emissioni dei settori ETS risultino inferiori alle quote ad essi assegnate, i gestori degli impianti possono vendere le quote in eccesso sul mercato secondario con un beneficio economico per l'impresa, oppure, utilizzarle nel successivo periodo 2013-2020, e quindi non contribuirebbero ulteriormente al raggiungimento dell'obiettivo di riduzione dell'Italia. 
 
Analogamente nel caso in cui i settori dovessero emettere in misura superiore alle quote ad essi assegnate, i gestori degli impianti dovranno acquistare quote di emissione sul mercato comunitario senza che l'aumento delle emissioni comporti un "aggravio" del "gap" dell'Italia.
 
Come previsto dalla delibera del CIPE che contiene il Piano di azione nazionale per la riduzione dei gas serra per il periodo 2013-2020, approvata in data 8 marzo 2013,  per procedere ad una accurata quantificazione delle risorse necessarie per rispettare l'obiettivo di Kyoto, il ministero dell'Ambiente, sulla base dell'inventario nazionale delle emissioni di gas ad effetto serra per l'anno 2012 presenta al CIPE l'aggiornamento della distanza dall'obiettivo di Kyoto con una proposta del portfolio di AAUs7, CERs/ERUs da acquistare sul mercato internazionale del carbonio per "colmare" la distanza pari a 23,41 MtCO2eq. e relativa stima delle risorse necessarie. Presso la Banca Mondiale è stato istituito con un accordo sottoscritto dal ministero dell'Ambiente, l'Italian Carbon Fund attraverso il quale è possibile procedere all'acquisto sul mercato internazionale del carbonio sia di CERs/ERUs sia di AAUs.
 
Le Parti del Protocollo di Kyoto hanno istituito un meccanismo ad hoc per la risoluzione delle controversie e per gestire il mancato adempimento dei vari obblighi internazionali previsti dal Protocollo attraverso il Comitato di Compliance (costituito da un ramo di facilitazione, Facilitative Branch, e da un ramo di attuazione, Enforcement Branch). La verifica degli adempimenti di Kyoto sarà svolta dal Compliance Committee a seguito della notifica dell'Italia dell'inventario nazionale delle emissioni di gas serra per l'anno 2012. A partire dal completamento dei processi di verifica per tutte le Parti, prevista per agosto 2015, l'Italia avrà 100 giorni di tempo per regolarizzare la propria situazione sulla base dei valori di emissione consolidati per il periodo 2008-2012. In caso di mancato rispetto degli obblighi di riduzione delle emissioni l'Enforcement Branch applicherà una serie di misure tra cui la sottrazione dalle unità assegnate di riduzione per il periodo di adempimento un quantitativo pari all'ammontare di quote in eccesso aumentato del 30%. 
 
Per porre l'Italia su un percorso emissivo idoneo a rispettare gli obiettivi annuali vincolanti previsti dall'Ue e compatibile con l'obiettivo di decarbonizzazione dell'economia al 2050, il governo ha messo a punto una serie di misure specifiche. In particolare, per quanto riguarda il 2014, in continuità con quanto già avviato attraverso il 'Fondo Kyoto' e in linea con quanto previsto dalla Direttiva 27/2012, sono stati destinati 350 milioni di euro per interventi di riqualificazione energetica degli edifici scolastici ed universitari, attraverso un prestito a tasso agevolato (0,25%) per interventi di dimensioni anche importanti (fino a 2 milioni di euro). 
 
E ancora. Sono state estese le detrazioni fiscali al 65% per gli interventi di riqualificazione degli edifici privati (Ecobonus) a tutto il 2015 ed è stato ampliato il perimetro degli interventi ammessi. E' in corso inoltre la revisione del Conto termico che incentiva interventi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici e la diffusione di impianti a fonti rinnovabili per la produzione di calore. In particolare si è conclusa la consultazione pubblica presso gli stakeholder per migliorare l'attuale meccanismo, sono state elaborate le nuove Linee guida per i certificati bianchi, è stato rafforzato il ruolo della fiscalità ambientale nel processo di revisione della fiscalità generale.
 
A queste misure si aggiungono quelle recentemente introdotte con il recepimento della Direttiva 27/2012. In particolare si segnala il programma di riqualificazione degli edifici della Pubblica amministraziobe centrale e l'istituzione di un nuovo Fondo nazionale per l'efficienza energetica per la concessione di garanzie e prestiti a tasso agevolato. 
 
Qualora però, nonostante questi interventi, il nostro Paese non riuscisse a raggiungere gli obiettivi annuali di riduzione previsti per il periodo 2013-2020, verrà dedotta l'assegnazione di emissioni di una quantità di tonnellate di biossido di carbonio equivalente all'ammontare delle emissioni in eccesso moltiplicate per un fattore di 1,08. Non solo. Dovrà essere inoltre predisposto un piano d'azione correttivo e verrà sospesa la possibilità di trasferire parte dell'assegnazione di emissioni dei suoi diritti JI/CDM a un altro Stato fino a quando non venga rispettato l'obiettivo di riduzione assegnato. 
Rosamaria Freda
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