13/03/2025 - 12:59

Da “tifone” a “willy willy”: le radici etimologiche dei fenomeni atmosferici che scuotono il Pianeta

A causa del progressivo intensificarsi delle attività umane inquinanti e dannose per il pianeta Terra, ogni anno si sente parlare sempre più spesso di tempeste anomale ed eventi meteorologici estremamente intensi. Questi fenomeni, sempre più violenti e improvvisi, colpiscono varie aree del mondo, lasciando devastazione e distruzione lungo il loro percorso e spingendo a riflettere sull’impatto dell’uomo sul clima.

 

eventi estremi

In occasione dell’Ora della Terra (22 marzo), l’evento internazionale che invita a spegnere le luci per un’ora come gesto simbolico contro il cambiamento climatico, e della Giornata Mondiale della Meteorologia (23 marzo), gli esperti linguistici di Babbel - l’app che promuove la comprensione reciproca attraverso le lingue - hanno approfondito le origini etimologiche dei termini legati ai disastri più impattanti per il Pianeta.

"Un’analisi etimologica dei termini legati ai disastri ambientali non è solo un esercizio linguistico, ma uno strumento potente per comprendere le dinamiche climatiche e il nostro ruolo nel cambiamento. Attraverso il linguaggio possiamo accrescere la consapevolezza e stimolare un dibattito essenziale sul nostro rapporto con il Pianeta. Per questo, intendiamo promuovere una riflessione e una maggiore consapevolezza delle sfide ambientali, affinché il linguaggio diventi uno strumento di sensibilizzazione e cambiamento, fondamentale per orientare la società verso un futuro più sostenibile" commenta Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Creator  di Babbel.

Gli eventi meteorologici estremi e la storia etimologica dietro ai loro nomi
Da divinità antiche, responsabili e custodi dei fenomeni naturali, a termini che evocano i movimenti dei venti di tempesta, Babbel analizza l’origine dei nomi di queste catastrofi che interessano la Terra.

Ciclone, uragano e tifone: un evento atmosferico devastante, contraddistinto da forti e impetuose raffiche di vento e piogge torrenziali, è generalmente categorizzabile con la denominazione ciclone; questo termine affonda le sue radici etimologiche nel greco “κύκλος”, ovvero "cerchio” o “giro”: a livello satellitare, infatti, i cicloni sono distinguibili per le loro dense nubi a forma circolare che si sviluppano intorno ad un “occhio”, il punto centrale più calmo dove i venti si placano. Tuttavia questa perturbazione violenta, esacerbata dall’aumento delle temperature globali, assume nomi diversi a seconda della zona in cui si sviluppa e si abbatte. Ad esempio con uragano, o ciclone tropicale, si fa riferimento alla tempesta che interessa principalmente il Centro e il Nord America; nella zona del centro-America, in particolare, si utilizza il termine proveniente dallo spagnolo di origine caraibica “huracán”, ovvero il nome del terribile dio indigeno al comando del vento e delle tempeste. Mentre al largo e sulle coste dell’Oceano Pacifico e del Mar Cinese nascono i tifoni, un vocabolo preso in prestito dalla lingua cinese, dove “t’ai fung” (大風) significa “grande vento”, in riferimento alla potenza dei venti che caratterizzano questo fenomeno distruttivo.

Tsunami: conosciuto anche come maremoto nella lingua italiana, lo tsunami è uno degli eventi naturali potenzialmente più catastrofici. Questo fenomeno colpisce principalmente le aree soggette a terremoti subacquei i quali, a seconda della loro intensità, possono generare onde anomale, che raggiungono fino a 50 metri di altezza nei casi più estremi. Mentre il termine italiano “maremoto” richiama la caratteristica oscillazione delle onde del mare a seguito di una scossa, in giapponese il termine “tsunami” ha un significato letterale di “onde sul porto”, essendo etimologicamente composto da due kanji, “tsu” (津), che significa “porto”, e “nami” (波), che può voler dire “maroso” o “grande onda”. La denominazione giapponese di questo fenomeno violento è ormai entrata nel linguaggio comune, soprattutto per la frequenza con cui questi eventi estremi si verificano sulle coste del Giappone, un’area geografica fortemente soggetta a sismi di magnitudo elevata.

Tornado: con il termine “tornado”, o tromba d’aria in italiano, si indica il vortice intenso di nubi e vento alimentato da correnti di aria calda e fredda che nasce da una cella temporalesca. Questo fenomeno si verifica sempre più frequentemente in diverse regioni a causa del surriscaldamento globale che, con l’aumento della temperatura atmosferica, favorisce la formazione di trombe d’aria. La parola “tornado” deriva dal termine spagnolo “tronada”, che significa “tempesta” o “temporale”, a sua volta derivato dal verbo “tronar” (“tuonare”); successivamente, il termine si è evoluto in “tornado”, con riferimento al moto rotatorio del vento tipico del fenomeno (dal participio del verbo spagnolo “tornar” ovvero “girare”). Una versione informale, utilizzata soprattutto negli Stati Uniti, per descrivere questo evento atmosferico è “twister” la cui etimologia richiama, anche in questo caso, la forma turbinosa del vortice, dal verbo inglese “twist” che significa “ruotare”.

Derecho: tra aprile ed agosto uno dei fenomeni estremi più frequenti, soprattutto negli stati del Midwest statunitense, è il “derecho”. Questa tempesta è caratterizzata principalmente da improvvisi rovesci di pioggia e da forti venti, che possono essere paragonabili in potenza e velocità a quelli generati dagli uragani e dai tornado. Per descrivere questo tipo di fenomeno atmosferico violento i meteorologi hanno coniato il termine “derecho”, che in spagnolo significa “dritto”, per contraddistinguere i venti lineari, tipici di questo evento naturale, che si muovono appunto in linea retta, differenziandosi da quelli invece ruotanti dei tornado. Negli ultimi anni, a causa dell’aumento delle temperature e, soprattutto, dell’umidità, queste tempeste improvvise sono arrivate ad interessare anche le coste italiane provocando numerosi danni.

Willy willy: chiamato anche “dust devil”, ovvero “diavolo di polvere”, il “willy willy” è un fenomeno molto particolare che interessa le zone desertiche dell’outback australiano. Si tratta di alte colonne di sabbia e polvere che, a differenza dei tornado, nascono e si innalzano direttamente dal suolo e, seppur simili nella forma, risultano decisamente meno distruttive. Come sottolinea Gianluca Pedrotti di Babbel, l’origine etimologica del termine è incerta, ma si ritiene che “willy-willy”, ampiamente usato dagli australiani, derivi dal nome con cui le popolazioni aborigene, in lingua Yindjibarndi e Wemba-wemba, descrivevano degli spiriti maligni che si manifestavano appunto sotto forma di vortici di sabbia. Il fenomeno dei “vortici di polvere” è diffuso in numerosi Paesi ed è noto con nomi differenti, spesso connessi ad un elemento divino, come “diablo de polvo” (“diavolo di polvere”) in Messico e “Djin” o “Jinn”, in riferimento agli spiriti del vento nella mitologia islamica, in Egitto e in Medio Oriente.

Eruzione vulcanica, capelli di Pele e lahar: il termine eruzione, che deriva dal verbo latino “erumpĕre”’ ovvero “erompere”, descrive la natura dirompente ed esplosiva di questo fenomeno. Le eruzioni vulcaniche hanno effetti collaterali importanti sia sull’ambiente che sul clima, essendo ad esempio in grado di influenzare le temperature a causa dell’elevata produzione di anidride carbonica che comportano. Inoltre, portano con sé fenomeni secondari, come la formazione dei cosiddetti “capelli di Pele” e del “lahar”, entrambi potenzialmente distruttivi. I “capelli di Pele” sono sottili filamenti di vetro vulcanico, formati dalle fontane di lava durante un’eruzione (che prendono il nome dall’omonima dea hawaiana che governa il fuoco ed i vulcani); sebbene ricordino una morbida chioma dorata, diventano particolarmente pericolosi e abrasivi se trasportati ad alte velocità dal vento. In Indonesia, invece, la lava raffreddata miscelata con acqua e rocce vulcaniche viene chiamata in lingua giavanese “lahar”; la sua consistenza assomiglia a quella densa del cemento fresco e, se smosso, può provocare frane e travolgere le aree circostanti per diversi chilometri, con gravi conseguenze per l’ambiente e le abitazioni.

Cataclisma: negli ultimi anni questo termine ha iniziato sempre di più a far parte del vocabolario comune per descrivere eventi di natura dirompente e distruttiva, che interessano varie zone del mondo e sotto diverse forme. Nei tempi antichi il cataclisma era strettamente legato a catastrofi causate dall’acqua, come indicato dall’etimologia greca “kataklysmós”, che significa “inondazione”, derivata dal verbo “kataklýzein”, composto dalle particelle “katá” ovvero “giù” e “klýzein” ovvero “lavare, bagnare”. Oggi, con l’intensificarsi in potenza e frequenza di fenomeni estremi come tornado, uragani ed eruzioni vulcaniche, il termine cataclisma ha assunto un significato più generico, che fa riferimento a qualsiasi situazione che arrechi danni estesi a persone e ambiente.

Tommaso Tautonico
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