03/02/2016 - 19:30

COP21: Galletti ricorda esiti conferenza internazionale del clima di Parigi

A quasi due mesi di distanza si torna a parlare della COP21, la conferenza internazionale sul clima che si è tenuta a dicembre a Parigi e che ha visto i rappresentanti di 195 Paesi riunirsi per discutere delle misure da mettere in atto per combattere il fenomeno dei cambiamenti climatici.
A riprendere le fila del discorso è stato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, che intervenendo in commissione Ambiente del Senato ha ricordato gli esiti del negoziato finalizzato alla creazione di un accordo internazionale sui cambiamenti climatici. 
 
Nel corso della conferenza è stato infatti adottato un accordo internazionale, sottoscritto da tutti i Paesi e quindi realmente universale, finalizzato a regolare le emissioni di gas ad effetto serra, individuate ormai con certezza dalla scienza come maggiori responsabili dell'aumento della temperatura del pianeta. Ma s Parigi i governi si sono impegnati a ritornare regolarmente al "tavolo" per riconsiderare i rispettivi piani e programmi in ambito climatico e collettivamente assicurare che siano intraprese le necessarie misure per affrontare i cambiamenti climatici e limitare la temperatura al di sotto dei 2°C, ha ricordato il ministro. 
 
Galletti si è poi soffermato sugli elementi chiave dell'accordo raggiunto a Parigi e cioè:
l'obiettivo di lungo termine di limitare l'incremento della temperatura entro i 2°C al 2100 rispetto ai livelli preindustriali;
gli aspetti di mitigazione, per cui l'Unione Europea si è spesa considerevolmente negli anni riuscendo ad ottenere ottimi risultati a Parigi. Si è deciso infatti di mettere in piedi, mantenere e realizzare politiche, misure e strategie nazionali e di presentarne di nuove e di più ambiziose ciclicamente ogni 5 anni, a partire dal 2020;
la differenziazione, intesa come la possibilità che gli obblighi dei Paesi che aderiranno al nuovo regime debbano essere formulati tenendo conto delle diversità delle realtà ambientali ed economiche e dell'evolversi delle mutate circostanze nazionali presenti e future, è stata universalmente riconosciuta. Il compromesso raggiunto a Parigi pur confermando, con diverse sfumature a seconda se si tratti di mitigazione, finanza e adattamento, il ruolo guida dei paesi industrializzati, amplia a tutti i paesi che ratificheranno l'accordo l'obbligo (azioni di mitigazione) e l'opportunità (finanza per il clima) di contribuire agli sforzi messi in campo, in funzione del loro stadio di sviluppo;
la finanza per il clima, in altre parole il bilanciamento tra gli impegni richiesti e il supporto finanziario garantito a favore dei Paesi in via di sviluppo. I paesi industrializzati hanno confermato e rinnovato i propri impegni a favore dei paesi in via di sviluppo fino al 2025, quando tali impegni saranno nuovamente rivisti e aggiornati alla luce dei cambiamenti nel frattempo intercorsi;
le regole e la governance, per un sistema di rendicontazione degli sforzi intrapresi e dei risultati raggiunti dai singoli paesi. obiettivi alle mutate situazioni socio-economiche.
 
"Nonostante la portata della sfida che ci attendeva a Parigi per chiudere un'intesa sul clima davvero efficace ed ambiziosa, credo di poter affermare con assoluta certezza che l'Italia e l'Unione Europea sono stati all'altezza delle aspettative contribuendo alla definizione di un accordo al tempo stesso inclusivo, dinamico e allargato, dove tutti i Paesi sono chiamati a partecipare e a collaborare in linea con le proprie responsabilità comuni e differenziate secondo le proprie circostanze nazionali" ha concluso Galletti.
Rosamaria Freda
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