06/07/2013 - 15:00

Consumi: trasporti ed energia "pesano" più del cibo sul carrello della spesa

La Cia commenta il rapporto dell'Istat sui consumi delle famiglie nel 2012: le spese obbligate di luce, gas e trasporti occupano il 20% della spesa mensile, superando in volata la quota di spesa per la tavola.
Dal 2008 a oggi per gli alimentari "tagliati" in media 2,5 miliardi l'anno dal budget familiare. Gli italiani orientati al massimo risparmio per colpa della crisi: c'è chi compra solo in base al prezzo (il 65%), chi opta per sconti e offerte (il 53%) e chi rinuncia del tutto a pranzi e cene fuori casa (il 16%). La crisi "accorcia" e stravolge la spesa degli italiani, che crolla ai livelli del 1997. Non solo cambiano le abitudini, con il ricorso sempre più frequente agli hard-discount (+17 per cento sul 2011) e un taglio drastico a quantità e qualità del cibo, ma variano in maniera consistente i budget destinati ai diversi capitoli di spesa. Con uno sbilanciamento sempre più forte verso energia e trasporti a scapito della tavola. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito al rapporto sui consumi delle famiglie nel 2012 diffuso oggi dall'Istat.

Fino al 2008 la quota di spesa per cibo e bevande "occupava" un quarto della spesa complessiva delle famiglie. Ma questa quota è andata via via riducendosi fino a stabilizzarsi intorno al 19 per cento del totale -sottolinea la Cia-. Di contro, "caro-benzina" e rialzi delle tariffe energetiche hanno costretto i consumatori a togliere soldi a beni essenziali come pane, pasta, latte e carne e destinarli altrove. Con la conseguenza che nell'ultimo anno ogni famiglia italiana ha dovuto "sborsare" più per combustibili, elettricità, gas e trasporti (484 euro al mese) che per gli alimentari (468 euro al mese).

Questo significa un ulteriore indebolimento dei consumi alimentari, considerato che negli ultimi cinque anni la spesa delle famiglie per la tavola ha perso costantemente "pezzi" per colpa della crisi, lasciando per strada in media 2,5 miliardi ogni anno e attestandosi nel 2012 a 117 miliardi, vale a dire i livelli di vent'anni fa -continua la Cia-. D'altra parte, come ha evidenziato l'Istat, quasi due famiglie su tre (il 62,3 per cento) hanno ridotto quantità e qualità dei generi alimentari acquistati. Ma anche in questa prima parte del 2013 i comportamenti d'acquisto degli italiani rispecchiano il clima di austerity con un ulteriore taglio del 3 per cento alla spesa per cibo e bevande e "condotte" al supermercato orientato al massimo risparmio -avverte la Cia-. Oggi, infatti, il 65 per cento delle famiglie compara i prezzi con molta più attenzione; il 53 per cento gira più di un negozio alla costante ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali; il 42 per cento privilegia le grandi confezioni o "formati convenienza"; il 32 per cento abbandona i grandi brand per marche sconosciute e prodotti di primo prezzo; il 24 per cento ricomincia a fare cucina di recupero con gli avanzi della cucina. In più, oltre il 16 per cento delle famiglie rinuncia del tutto a pranzi e cene fuori dalla mura domestiche (ristoranti, trattorie, tavole calde, fast-food, pizzerie).
Marilisa Romagno
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