Cloud Seeding. Una soluzione per la carenza di piogge?
cloud seeding, siccità
Il cloud seeding potrebbe essere una soluzione alla carenza di pioggia. Tanti gli studi, ma si possono registrare già delle sperimentazioni
Gli studi scientifici si stanno muovendo da diverso tempo in direzione del contrasto alla siccità. Un contrasto, certamente, che non può solo dipendere da nuove tecnologie, ma che deve comunque partire dall’azzeramento delle emissioni di gas serra e inquinanti che causano il riscaldamento del clima. Già negli anni quaranta, nel 1946 per la precisione, sono iniziati studi per la produzione artificiale di pioggia.
Stiamo parlando del cloud seeding. A inventarlo è stato Vincent Joseph Schaefer, meteorologo americano. Il cloud seeding è l’inseminazione di nuvole che possano nuclearizzare con il vapore acqueo. All’interno di queste nuvole, infatti, c’è ghiaccio solido, composto da CO2, o ioduro di argento. Queste particelle fanno da nucleo per le molecole di acqua o altre sostanze come il particolato andando a creare, dunque, le gocce di acqua: la pioggia.
Questo sistema è oggetto di studio da diverso tempo, anche con sperimentazioni pratiche. Nel 2008, infatti la Cina ha controllato il meteo per far sì che il giorno della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino non piovesse. In effetti così è stato. Il giorno prima si registrarono precipitazioni, mentre nel giorno di apertura il tempo era sereno.
Cloud Seeding: come funziona
Affinchè il cloud seeding funzioni occorre che le nuvole contengano acqua. Infatti, come detto, la pratica dell’inseminazione di nuvole serve a creare nuclei di condensazione in modo che le sostanze presenti nelle nuvole possano diventare dei cristalli e far sì che la pioggia cada.
L’inseminazione di nuvole avviene attraverso l’immissione artificiale di particelle di ioduro di argento, ghiaccio secco (o biossido di carbonio congelato), o in alcuni casi propano liquido. Quest’ultimo, come il sale, viene utilizzato per cristallizzare l’acqua dove le temperature sono più alte di 0°. La temperatura dell’acqua all’interno delle nuvole, infatti, dev’essere di 0°, altrimenti il cloud seeding non funzionerà. L’immissione artificiale di queste particelle che fungeranno da nuclei di condensazione permetterà la formazione della pioggia, perché lo ioduro di argento ha una forma cristallina simile a quella del ghiaccio e questo induce una reazione di congelamento delle particelle di acqua presenti nelle nuvole.
Lo ioduro di argento o il ghiaccio secco vengono immesse tramite dei droni, degli aerei o direttamente da terra con dei razzi. Quest’ultimo metodo è stato utilizzato dalla Cina.
Efficienza: sì o no?
Se sia o meno efficiente, ancora non si ha la certezza. Infatti, come abbiamo detto in precedenza, il metodo del cloud seeding è ancora in fase di sperimentazione e di studio. Certo è che ci sono delle nazioni che hanno deciso di sperimentare e investire su questa tecnologia nella speranza di incrementare le piogge.
Come detto uno di questi paesi è la Cina, ma non la sola. Gli Emirati Arabi hanno deciso anche loro di investire nel cloud seeding per incrementare le piogge annue, in una zona che naturalmente è già molto siccitosa. Da 13 anni lo stato saudita avrebbe iniziato a praticare con regolarità la semina delle nuvole ottenendo risultati positivi. Le ultime piogge indotte sarebbero datate 11 e 12 febbraio 2024.
L’utilizzo della semina delle nuvole è stato utilizzato anche per evitare la grandine, o quanto meno per rimpicciolire i chicchi di ghiaccio.
La non certezza della sua efficacia fa sorgere la domanda: ma è sicuro che non sarebbe piovuto a prescindere dalla semina? A questo quesito ovviamente non si può rispondere. Inoltre ci sono dei dubbi sugli effetti dello ioduro di argento a lungo termine sulla salute dell’uomo. Infatti la pioggia cadendo in terra verrà assorbita dalle falde acquifere e con essa anche lo ioduro di argento.
