29/11/2014 - 10:14

Cambiamento climatico, Galletti: luci ed ombre dell'accordo Usa-Cina in vista di Cop 20 di Lima

L'accordo sul clima firmato da Stati Uniti e Cina è un segnale politico molto incoraggiante da parte dei due Paesi che sono i maggiori emettitori di gas serra al mondo.
La loro intesa apre la porta alle speranze di raggiungere nel dicembre 2015 a Parigi un accordo globale equo, ambizioso e vincolante. Ad affermarlo è stato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, nel corso della sua audizione davanti alle commissioni riunite Esteri e Ambiente di Camera e Senato. Nel dettaglio, l'accordo fissa per gli Stati Uniti un obiettivo di riduzione delle emissioni del 26-28% al 2025, rispetto al 2005. Per la Cina c'è l'impegno a bloccare l'aumento, entro il 2030. Si tratta dunque di un segnale positivo ma "non basta" ha detto Galletti.
 
Vediamo di capire perché. In primo luogo, i termini dell'accordo sono lontani dai target dell'Europa, che ha un obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra del 40% rispetto al '90, mentre l'intesa USA-CINA prende come riferimento il 2005, quando le emissioni erano molto più alte rispetto a 15 anni prima, ha spiegato il ministro. Con l'accordo di novembre la Cina si è impegnata a raggiungere il picco emissivo nel 2030 ma è poco chiaro se questo picco si applica alle emissioni assolute o alla quantità di carbonio emesso per unità di energia consumata. Se l'impegno della Cina riguarderà le emissioni assolute, l'accordo rappresenterà un importante cambio di paradigma della posizione cinese nella lotta ai cambiamenti climatici. D'altra parte, in termini di riduzione globale della Co2, l'impegno degli USA comunque rappresenta una grande passo avanti, proprio perché si parte da alti valori di emissione. 
 
Ma non è tutto. Il presidente degli USA dovrà portare al Congresso l'accordo con la Cina e ottenere l'approvazione. Il congresso storicamente, dalla presidenza Clinton, non è stato disponibile a ratificare intese vincolanti nel settore dell'energia., la ratifica dell'intesa potrebbe essere ancora più problematica.
 
Entrambi i Paesi comunque, a parte l'accordo, agiscono molto di più nella direzione della ricerca di tecnologie avanzate ed alternative e rimangono scettici nei confronti degli obiettivi e vincoli, tema che "piace di più" all'Europa, ha ricordato Galletti. 
 
Con questi presupposti politici prenderà il via il primo dicembre a Lima la "20° Conferenza delle parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la cosiddetta COP 20, nonché 10° incontro delle parti del Protocollo di Kyoto.  Si tratta di un evento cruciale per riuscire ad arrivare alla firma dell'accordo finale, in occasione della Conferenza di Parigi alla fine del prossimo anno. In particolare, a Lima, si auspica di riuscire a trovare un equilibrio tra il conseguimento di risultati concreti, che ci tengono in pista con il programma di lavoro concordato a Varsavia nel dicembre 2013, e la gestione delle aspettative su ciò che può essere raggiunto, prima di Parigi, ha continuato il ministro.
 
Da capofila europei, "saremo a Lima fra quelli che con maggiore impegno sosterranno l'esigenza di porre le basi per raggiungere a Parigi nel 2015 lo storico risultato di un accordo globale sul clima. Da ciò che verrà deciso nei prossimi appuntamenti discenderà inevitabilmente anche il modello di sviluppo mondiale dei prossimi decenni: un modello che dovrà essere sostenibile tanto dal punto di vista ambientale che sociale ed economico" ha concluso Galletti. 
Rosamaria Freda
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