01/01/2013 - 01:00

BP: nuove trivellazioni in Libia

Quando ancora non si è trovata una soluzione definitiva per rimediare al disastro del Golfo del Messico, il gruppo petrolifero British Petroleum ha annunciato l'inizio delle trivellazioni nel Golfo della Sirte, al largo della costa settentrionale della Libia, nel bel mezzo del Mediterraneo.
La notizia, anticipata dal Financial Times, è stata purtroppo confermata oggi da David Nicholas, portavoce della compagnia.
In forza ad un accordo siglato nel 2007 tra la BP e le autorità libiche, la compagnia petrolifera ha il permesso di eseguire cinque perforazioni in cambio di 900 milioni di dollari.

Le trivellazioni esplorative alla ricerca di petrolio e gas inizieranno nel golfo di Sirte, a soli 610 km dalle coste siciliane, ad una profondità di circa 1700 metri, 200 in più rispetto a quella del giacimento Macondo nel Golfo del Messico.
Riguardo alle tempistiche, David Nicholas ha dichiarato: "Non li abbiamo ancora calendarizzati", precisando però che per ogni perforazione sono richiesti "sei mesi o più".

Nessuna delle autorità libiche sembra essere impensierita dal disastro causato dalla Deep Water Horizon tanto che Shokri Ganhem, capo della Compagnia Petrolifera Nazionale libica ha dichiarato: "Non si smette di volare solo perché un aereo è precipitato. So che stanno prendendo precauzioni: quello che è successo li aiuterà ad imparare dai propri errori".
Antonio D'Alì, presidente della commissione ambiente del Senato, ha invece dichiarato al Financial Times di essere "molto preoccupato".

"Il problema - ha specificato il senatore - non è la BP o la Libia. Il mare non ha confini per cui se dovesse accadere un incidente, nelle acque nazionali o in quelle internazionali, le conseguenze si ripercuoterebbero in tutto il Mediterraneo".
C'è inoltre da sottolineare che, nella tragica ipotesi di un nuovo disastro ecologico la BP, in virtù degli accordi di concessione, sarebbe obbligata a risarcire solo la Libia.
Come si sul dire: oltre il danno, la beffa.
Lisa Zillio
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