29/10/2024 - 12:01

Arborea misura l’impronta carbonica della produzione di latte

In collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, avvalendosi della metodologia Life Cycle Assessment (LCA), la società ha misurato l’impatto ambientale di un litro di latte prodotto in stalla che si attesta a 1,22 kg di CO2eq per kg di latte

 

Arborea

Latte Arborea Società Benefit, cooperativa sarda composta da 158 aziende agricole socie, leader del mercato lattiero-caseario sardo e terzo player nazionale nel latte UHT, prosegue il suo percorso volto alla sostenibilità, certificando un modello di valutazione degli impatti ambientali attraverso l’analisi del ciclo di vita del latte crudo prodotto dalle aziende agricole socie conferenti, primo distretto agroalimentare della Sardegna.

Svolta in collaborazione con il dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, l’analisi è conforme agli standard UNI EN ISO 14040 – 14044 e si basa sulla metodologia Life Cycle Assessment (LCA). Dall’esame, che ha coinvolto un campione di 52 aziende socie rappresentative del 54% del latte raccolto in un anno, è emerso che il Carbon Footprint è pari a 1,22 kg di CO2eq per kg di latte. A seguito dello studio, la 3A ha ottenuto la certificazione UNI EN ISO 14040 – 14044. Lo standard ottenuto dalla Cooperativa è raccomandato anche dalle istituzioni pubbliche (Commissione Europea, 2016) per esprimere l’impatto ambientale di vari fattori produttivi, tra cui anche gli allevamenti. Anche la FAO (2016) riconosce nell’LCA una delle metodologie più complete e corrette per la valutazione dell’impatto ambientale di prodotti e processi. 

L’analisi LCA condotta dalla Cooperativa Assegnatari Associati Arborea è risultata in linea con i risultati di studi condotti da enti di ricerca nazionali e internazionali. Più in particolare, il valore ottenuto non dà informazioni solamente sulla performance ambientali di una stalla o dell’intera filiera ma è un indicatore completo che prende in considerazione anche l’aspetto economico. Tale concetto emerge chiaramente se si confrontano due indici: la Carbon Footprint e l’Income Over Feed Cost (IOFC: ricavi al netto dei costi alimentari), parametro che consente di valutare il margine di profitto aziendale. Vari approfondimenti condotti in diverse realtà produttive nazionali e internazionali hanno dimostrato, infatti, come le realtà operanti nella filiera del latte che ottengono un indice IOFC elevato (dimostrando, quindi, una solidità economica maggiore) sono quelle con un più basso impatto ambientale in termini di Carbon Footprint. 

"Oggi una delle necessità principali degli allevatori è aumentare la produzione di latte per singolo capo, migliorando l'efficienza produttiva, distribuendo i costi di mantenimento, riducendo l’impatto ambientale e garantendo il benessere animale. Gli studi e le certificazioni come l’LCA rappresentano uno strumento fondamentale per il nostro percorso di sostenibilità, con un duplice obiettivo. Da un lato, ci permettono di comprendere con maggiore precisione l'impatto ambientale delle nostre filiere, dall’altro, forniscono un'opportunità di confronto economico tra allevamenti diversi, stimolando un miglioramento continuo nella gestione. Questo approccio ci consente di fissare al meglio gli obiettivi futuri, non solo a beneficio delle singole aziende agricole, ma dell'intero distretto. Come tanti altri, il settore lattiero caseario deve continuare a investire nei processi di misurazione e riduzione delle emissioni, mentre le organizzazioni devono adottare gli strumenti più idonei per ottenere misurazioni delle emissioni accurate, complete e costanti nel tempo”, ha commentato Remigio Sequi, Presidente e Amministratore Delegato della Cooperativa Assegnatari Associati Arborea. 

Un risultato di significativa importanza per la Cooperativa Assegnatari Associati Arborea che si inserisce perfettamente nel piano volto al rafforzamento della sostenibilità ambientale. Un impegno completo e trasversale che interessa molteplici aree aziendali: dall’introduzione di nuovi packaging per evitare l’uso eccessivo di plastica fino al costante miglioramento del parco fotovoltaico dello stabilimento e delle aziende agricole socie.   

Marilisa Romagno
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