26/02/2015 - 17:31

Ambiente Italia 2015: gli indicatori per capire l'Italia

Analisi e idee per uscire dalla crisi. A cura di Duccio Bianchi, Edoardo Zanchini. Dopo anni in cui il dibattito sulla globalizzazione ha visto dominare l’idea che la forza e velocità dei flussi finanziari avrebbe governato il mondo, qualcosa comincia finalmente a cambiare. Con sempre maggiore chiarezza si rileva come il territorio, con le sue differenze e vocazioni, anche culturali, conta e conterà sempre più nel definire le forme dello sviluppo.
E pochi paesi come l’Italia hanno delle buone carte in una prospettiva di innovazione e sostenibilità ambientale dove risulta centrale il legame con i luoghi. E sono diversi i dati a supporto di questa tesi che rappresenta la ragione profonda dell’edizione 2015 del Rapporto di Legambiente “Ambiente Italia”. “L’Italia ha la possibilità di trovare un proprio spazio originale nella globalizzazione valorizzando quelle risorse, vocazioni e talenti che tutto il mondo ci invidia. Ossia di un paese che ha meno dell’1% della popolazione mondiale ma che ha, per la sua posizione nel Mediterraneo e le sue risorse materiali e immateriali, ottime carte da giocare" (Edoardo Zanchini). Ma la domanda fondamentale è se gli italiani siano davvero pronti per una prospettiva dove servirà più attenzione alle risorse locali per dare risposta ai problemi di gestione dei rifiuti, dell’acqua, dell’energia per chiudere i cicli dei materiali e delle risorse, ma anche più lavoro – e un lavoro formato e qualificato – più manutenzione e cura del territorio, più ricerca su prodotti e processi.

Nel corso della recessione, anche se per ragioni in gran parte estranee a una visione strategica sia della politica sia dei principali attori economici, gli elementi di efficienza e sostenibilità ambientali si sono irrobustiti. L’economia e la società italiana hanno gestito in maniera più efficiente le risorse, hanno consumato meno energia, prodotto più energia da fonti rinnovabili e riciclato più rifiuti, hanno trasformato stili di consumo in un senso più sostenibile. A differenza di altri paesi ciò non è avvenuto per una scelta deliberata. Ma è ugualmente avvenuto. L’Italia si presenta nel 2015 con solide basi per avviare una ripresa “verde” dell’economia e dei consumi. “Nel 2014 gli oltre 600.000 impianti a fonti rinnovabili diffusi in ogni comune hanno garantito il 37% dei consumi. In 1.328 comuni italiani è stato superato il 65% di raccolta differenziata, con anche grandi comuni come Milano oltre il 50% e risultati eccellenti in molti comuni meridionali piccoli e grandi, come Salerno” (Edoardo Zanchini). Siamo però a un passaggio cruciale, perché è ora il momento di accompagnare il cambiamento già realizzato in questi anni con una chiara prospettiva di investimenti in interventi che hanno bisogno soprattutto di certezze, di trasparenza delle procedure, di legalità. L’Italia è uno strano paese: in grave crisi economica e sociale, con evidenti difetti strutturali nel suo sistema economico e di governo. Eppure un paese che continua a essere una potenza industriale, il secondo produttore manifatturiero d’Europa dopo la Germania, pieno di eccellenze e non solo quelle scontate nell’immaginario collettivo.

“Insomma convivono nel nostro paese in un sistema inadeguato e iniziative di ottimo livello che ovviamente, proprio a causa delle deficienze generali “di sistema”, non riescono a emergere e diventare, come dovrebbero, modello di sviluppo alternativo.” (Francesco Ferrante). In Italia il quadro sociale è pericolosamente in declino, con crescita preoccupante delle disuguaglianze, della povertà, della deprivazione culturale, con il più basso tasso di istruzione universitaria in Europa e una presenza di giovani neet – Not (engaged) in Education, Employment or Training – tra 15 e 29 anni, seconda solo alla Grecia e pari a tre volte la Germania, mentre il Mezzogiorno da solo è in assoluto il primo in classifica in Europa! “Poi c’è una parte del paese che reagisce, che rende l’Italia virtuosa e che in alcuni settori la colloca ai primi posti in Europa: nel risparmio di materia (consumi ridotti, tra 2004 e 2014, in ue del 15%, in Italia del 32%), nella produttività delle risorse (media ue +25%, Italia +40%), nella produzione di energia elettrica da fer (il 44% nel 2014, era il 39% nel 2013), nella produzione da fotovoltaico (centuplicata dal 2008), nel recupero industriale di rifiuti (seconda dopo la Germania per valori assoluti, prima per valori pro capite)" (Vittorio Cogliati Dezza).

E c’è la disponibilità dei cittadini a cambiare stili di vita nella mobilità come nell’alimentazione, dal successo delle biciclette a quello del biologico e dei prodotti a filiera corta. E ancora il crescente numero di comuni rinnovabili, comuni ricicloni, alberghi ecologici, ecc. “Eppur si muove”, verrebbe da commentare. È vero, c’è un paese che reagisce e che sta già costruendo l’Italia del futuro. Nel “micro” della vita quotidiana e nel “macro” della geopolitica c’è bisogno di cambiare, abbandonando gli schemi novecenteschi per affrontare il nuovo che emerge, con il suo carico controverso, drammatico e propositivo. Ambiente Italia 2015 fornisce un importante contributo di conoscenza. Non è certo la soluzione di tutte le drammatiche emergenze che incombono, ma certamente indica una direzione di marcia e disegna un orizzonte di speranza, fatto di maggiore benessere per tutti.
Tommaso Tautonico
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