01/01/2013 - 01:00

Ambiente: cosa pensate degli ospiti indesiderati?

Vi sono numerosi casi di specie animali e vegetali che introdotte in un ambiente diverso dal loro vi proliferano in modo così rapido da diventare una minaccia per la diversità biologica. Nel passato l'introduzione di alcune specie in origine "non autoctone", come il pomodoro o la patata, non ha dato luogo ad alcun problema.
Tuttavia l'attuale diffusione nel nostro ambiente di numerose altre specie, come le oche del Canada, la rana toro americana, il poligono del Giappone, l'alga marina Caulerpa, costituisce una minaccia per la fauna e la flora autoctone, oltre a causare notevoli danni all'ecosistema e alla biodiversità. Queste "specie esotiche invasive" possono inoltre rappresentare un pericolo per la salute pubblica, danneggiare le colture e gli allevamenti e avere gravi conseguenze economiche. La Commissione europea sta valutando diverse modalità per arginare il problema, anche mediante un nuovo strumento legislativo specifico, e ha lanciato una consultazione in linea al fine di ricevere pareri sul modo più efficace per affrontare la questione. Entro la fine dell'anno la Commissione presenterà una proposta che terrà conto dei risultati di detta consultazione. Janez Potočnik, Commissario per l'Ambiente, ha dichiarato: "Il costo dei danni causati da specie invasive al nostro capitale naturale è valutato a 12 miliardi di EUR ogni anno. È giunto il momento di trovare una risposta politica efficace a questa crescente minaccia."

Ad oggi nell'ambiente europeo sono state rilevate oltre 11 000 specie esotiche e di queste una percentuale che varia dal 10% al 15% è divenuta invasiva. Le misure in vigore per evitare la penetrazione e la diffusione di queste specie invasive sul nostro territorio sono frammentate e insufficienti per diminuire i rischi in modo significativo. La Commissione sta pertanto cercando di colmare questa lacuna grazie a un approccio, che corrisponde a quello proposto dalla convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, basato su tre pilastri: in primo luogo, la prevenzione; quindi il rilevamento precoce e la reazione rapida; infine l'eradicazione o la gestione della presenza di specie invasive al fine di ridurne gli effetti negativi. La consultazione in linea è attuata al fine di ricevere pareri sulle modalità per adeguare detto approccio alla realtà sul terreno e concerne temi come le eventuali restrizioni commerciali, i sistemi di etichettatura, i meccanismi di sorveglianza, le misure di eradicazione e il ripristino degli ecosistemi danneggiati. Nell'ambito della consultazione le parti interessate (singoli cittadini, comparto industriale e rappresentanti dei consumatori, gruppi di interesse, ONG e autorità nazionali) sono invitate a comunicare i rispettivi pareri entro il 12 aprile 2012.

L'introduzione di specie esotiche è conseguenza di un'azione umana, volontaria o accidentale. Se numerose specie introdotte apportano notevoli benefici alla società e alla nostra economia, altre perturbano l'equilibrio degli ecosistemi e proliferano in modo estremamente distruttivo. La zanzara tigre di origine asiatica ad esempio, che trasmette il virus della "dengue", entra nel nostro territorio sotto forma di uova attaccate ai pneumatici, mentre l'introduzione di organismi acquatici nocivi per l'ambiente marino avviene in genere tramite l'acqua di zavorra delle navi. L'afflusso di specie esotiche dovrebbe crescere dato che scambi e viaggi continuano ad aumentare. Si ritiene che questo problema costituisca la seconda minaccia in ordine d'importanza per la biodiversità, dopo la perdita di habitat. Sulla biodiversità mondiale pesano attualmente gravi rischi, a causa di numerosi pericoli spesso generati dalle attività umane e aggravati dal cambiamento climatico. La biodiversità è alla base di un flusso di beni e servizi collegati agli ecosistemi (prodotti alimentari, carburanti, fibre, qualità dell'aria, portata e qualità dell'acqua, fertilità del suolo, ciclo dei nutrienti) e costituisce un elemento essenziale del benessere umano. Eppure circa due terzi dei servizi collegati agli ecosistemi nel mondo sono in declino. Nell'Unione europea questo declino è evidenziato dal crollo degli stock ittici, dal diffuso degrado del suolo, dai gravi danni provocati dalle inondazioni e dalla scomparsa della flora e della fauna selvatiche.
Tommaso Tautonico
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