10/11/2021 - 12:53

AMAzzonia, deforestazione e pandemia minacciano i popoli indigeni

Al via “AMAzzonia”, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi dell’organizzazione umanitaria attiva da anni nei Paesi del bacino amazzonico a fianco dei “custodi” della foresta.

Amazzonia

Nel solo mese di settembre l’Amazzonia ha perso ogni giorno un’area pari a oltre 4mila campi da calcio, più di 1.220 km², equivalenti all’intera superficie di Roma. È il dato peggiore degli ultimi dieci anni. A causa di incendi e deforestazione, ogni anno il Pianeta cede un pezzo del proprio «polmone verde» per far posto a coltivazioni di soia e allevamenti di bestiame, ma anche impianti minerari e pozzi per l’estrazione d’idrocarburi. Una caccia al tesoro che non si è fermata neanche difronte alla pandemia. E il contagio si è diffuso rapidamente tra le popolazioni indigene e le altre comunità che storicamente abitano e custodiscono il bacino amazzonico, minacciandone la sopravvivenza stessa. Per sostenere i “custodi” della foresta, COSPE lancia la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi AMAzzonia con l’obiettivo di dare voce a chi non ne ha e realizzare progetti concreti di tutela e difesa ambientale. 

LA DEFORESTAZIONE  Da gennaio a settembre quasi 9mila km² di foresta sono andati in fumo, il 39% in più rispetto al 2020. In crescita dal 2012, la deforestazione ha trovato nuovo slancio a partire dal 2019 con l’arrivo al governo del presidente Jair Bolsonaro. In una corsa sfrenata all’accaparramento di terre fertili, deforestazione e incendi hanno spianato la strada ai predatori: agrobusiness, industria mineraria, compagnie energetiche, commercio di legnami pregiati.

LA COP-26 DI GLASGOW  C’era anche il Brasile tra gli oltre cento Paesi che, riuniti a Glasgow per la COP-26,  lo scorso 2 novembre hanno siglato l’intesa per lo stop alla deforestazione entro il 2030: «L’accordo ha tutta l’aria di essere un’operazione di facciata utile a rifarsi un’immagine compromessa da anni di politiche scellerate. “Greenwashing” per sedare le proteste delle strade. Non funziona. L’opinione pubblica è sempre più consapevole e pretende azioni concrete, impegni vincolanti e obiettivi ambiziosi all’altezza delle sfide che abbiamo difronte. Non conosciamo ancora i dettagli dell’intesa e come, in concreto, verrà implementata», commenta il presidente di COSPE Giorgio Menchini.  Riserva inestimabile di biodiversità e carbonio (assorbe fino a 200 miliardi di tonnellate di CO2), l’Amazzonia gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio climatico del Pianeta. Per questo la tutela della foresta pluviale ci riguarda tutti. Per questo non possiamo restare indifferenti. C’è molto che, ognuno di noi, può  fare per invertire la rotta. A cominciare dagli stili di vita.

ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE  Il Brasile – dove si trova il 60% della foresta amazzonica - è il primo esportatore di soia e il secondo produttore di carne bovina al mondo. Dopo la Cina, l’Europa è il principale mercato di destinazione , Italia inclusa. Per questo la campagna mira anche a promuovere cambiamenti nei nostri stili di vista. A cominciare dalle abitudini alimentari. Diminuire il consumo complessivo di carne, acquistare prodotti da filiere sostenibili, limitare gli sprechi sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere per contribuire alla riduzione della nostra impronta ecologica, oltreché prenderci cura della nostra salute.

LA PANDEMIA  Mentre la campagna di vaccinazione arranca tra le popolazioni più isolate, a cominciare dalle comunità indigene, le più vulnerabili ai contagi, il Covid-19 continua a propagarsi senza sosta in tutta la regione Panamazzonica arrivando a sfiorare i 3,8 milioni di casi confermati e le 107mila morti accertate.

CUSTODI E GUARDIANI DELLA FORESTA Come documenta la FAO, le popolazioni indigene sono i migliori custodi della foresta: il tasso di deforestazione è nettamente inferiore nei territori dove le autorità pubbliche hanno riconosciuto loro il diritto di proprietà. Non solo custodi ma anche guardiani della foresta, in prima linea contro le invasioni dei nuovi colonizzatori. Non a caso ogni anno si moltiplicano le aggressioni nei confronti degli attivisti ambientali. Il 2019 ha registrato 212 omicidi, il numero più alto in assoluto. La Colombia con 64 vittime è in testa alla macabra classifica, seguita da Filippine (43) e Brazile (24). 

I PROGETTI IN BRASILE, COLOMBIA E BOLIVIA  C’è dunque bisogno, oggi più che mai, di scendere in campo e schierarsi a fianco di chi difende la terra di tutti. COSPE - presente da anni del bacino amazzonico con progetti di tutela e gestione sostenibile del territorio, difesa dei diritti e promozione del ruolo della donna -  oggi rinnova il proprio impegno con la campagna AMAzzonia. 
Tre in particolare i Paesi dove realizzerà progetti di tutela ambientale a favore di popolazioni indigene e comunità locali. In Brasile, nella Riserva Estrattivista Chico Mendes, dove circa 3.500 famiglie vivono dell’estrazione tradizionale di castagna, caucciù e açai e lottano contro la deforestazione, la contaminazione da pesticidi e i continui tentativi di riduzione dell’area protetta. In Colombia, nel dipartimento di Putumayo, dove la comunità Ukumari Khanke è proprietaria di una riserva naturale di cui si prende cura. Infine in Bolivia, nel municipio di Riberalta, l’organizzazione umanitaria sosterrà l’Associazione Giovani Riforestatori in Azione (AJORA) in progetti di riforestazione e produzioni locali (miele, noce, cacao).

LA RACCOLTA FONDI E LA LOTTERIA DI NATALE  Per sostenere la campagna si può donare accedendo alla pagina dedicata sul sito di COSPE oppure partecipando alla lotteria di Natale Dreaming of Green Christmass. L’estrazione è in calendario il prossimo 8 gennaio.

Marilisa Romagno
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