31/01/2014 - 19:00

Agroalimentare: il falso in Italia fattura oltre un miliardo di euro l'anno

Audizione della Cia alla Commissione Agricoltura del Senato. Il fatturato al consumo delle produzioni Dop e Igp supera i 12,5 miliardi di euro l'anno. Necessario un coordinamento europeo e internazionale sul fronte dei controlli.
Favorire la creazione di un sistema pubblico-privato per la lotta internazionale alla contraffazione e alle frodi alimentari. L'obiettivo è dare competitività al settore della qualità, un asset strategico per le numerose imprese coinvolte, così come è obbligo collettivo tutelare il consumatore dall'acquisto inconsapevole di prodotti non autentici e spesso dannosi per la sua salute. E' quanto sottolineato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori nel corso di un'audizione alla Commissione Agricoltura del Senato che sta conducendo un'apposita indagine conoscitiva. Il giro d'affari legato alle produzioni Dop e Igp supera nella sola Italia i 7 miliardi di euro per fatturato alla produzione e i 12,6 miliardi di euro per consumo. Circa un terzo del volume prodotto -è stato sottolineato dalla Cia- è destinato all'export, per un valore di circa 2,5 miliardi di euro. Un comparto che è passato da prodotti di nicchia a componente importante e dinamica dell'agroalimentare. Di contro, il valore delle merci contraffatte nell'alimentare è pari ad oltre un miliardo di euro l'anno, il 15 per cento dell'intera contraffazione rinvenuta in Italia. Si passa dall'usurpazione della denominazione a vere e proprie sofisticazioni e frodi alimentari.

Il prossimo semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea rappresenta -ha rimarcato la Cia durante l'audizione a Palazzo Madama- un'imperdibile opportunità per porre nella dialettica comunitaria la centralità della tutela e della promozione delle produzioni agroalimentari di qualità e della loro origine, come strumento di crescita economica per le imprese. Le indicazioni geografiche del "food" europeo, con la loro elevata propensione all'export, giocano un ruolo centrale per migliorare la competitività delle Pmi europee, anche in risposta alla crisi dei consumi interni. Intercettare la domanda internazionale di prodotti di qualità -ha sottolineato al Cia- significa accrescere di oltre il 20-30 per cento il valore commercializzato rispetto ad un prodotto ordinario. I volumi di esportazione, pur rappresentando una quota significativa, come nel settore vitivinicolo, hanno grandi margini di miglioramento.

La lotta alla contraffazione -ha sostenuto la Cia- presuppone la necessità di un coordinamento europeo e internazionale sul fronte dei controlli. Le operazioni repressive contro le contraffazioni e le frodi esercitate in campo agroalimentare dall'Interpol ed Europol in sinergia con le autorità internazionali offrono un ottimo modello di riferimento. Per la Cia è necessario razionalizzare e migliorare nel nostro Paese il sistema di certificazione ed accreditamento. Gli organismi operanti sono in numero eccessivo, senza paragoni con il resto d'Europa, con problemi di competenza, reputazione, terzietà (esistono anche organismi che certificano un solo prodotto) e di costi. Occorre, al contrario, favorire un'azione di qualificazione ed accorpamento per avere un numero più limitato di organismi efficienti, integrati nel sistema pubblico di vigilanza e ad alta reputazione anche internazionale.
Tommaso Tautonico
autore