01/01/2013 - 01:00

Sprechi, liti e superbonus, l'Aci rischia il collasso

Le mani della politica dietro la crisi dell'associazione

Nell'ultimo bilancio il buco è di 34 milioni di euro, ma i dirigenti continuano a incassare premi di produzione e a investire in consulenze. Annunciato piano di dismissione degli immobili, ceduta una banca, e i dipendenti cominciano a temere di perdere il posto di lavoro

Un ente "padronale", blindato, metà associazione e metà carrozzone di Stato, con amministratori rimasti sempre in sella a dispetto di tutto e dirigenti che incassano premi di produzione anche a fronte di perdite di bilancio a quattro zeri. Questo, e molto altro per la verità, è l'Aci, Automobile club d'Italia.

Depositario di una storia sportiva a dir poco gloriosa, impresa con 3 mila persone a libro paga e 1 miliardo di euro all'anno di giro d'affari. E anche holding su cui hanno messo addosso gli occhi - e talvolta anche le mani - i falchi del Pdl, a cominciare dai ministri Michela Vittoria Brambilla e Ignazio La Russa. Il club, chiamiamolo così, ha 106 sedi provinciali e gestisce e in regime di monopolio business milionari: dal Gran Premio di Monza che da solo vale 60 milioni di euro, al Pra, il Pubblico registro automobilistico, che porta in cassa 220 milioni all'anno.

Ma i conti sono in rosso e adesso i nodi di una gestione ad personam arrivano al pettine, con un buco nell'ultimo bilancio di 34 milioni di euro.

Fonte La Repubblica.it del 04 febbraio 2011

Fin qui la notizia. Il commento. Quale credibilità, anche scientifica, potrà mai avere un organismo così pesantemente “geneticamente modificato”?

Sabino Cannone
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