12/07/2021 - 17:22

Sos fiumi, microplastiche e rifiuti abbandonati non risparmiano neanche i corsi d’acqua

Legambiente presenta i primi dati riguardanti i fiumi italiani: osservati speciali per le microplastiche Volturno, Lambro, Isonzo e Tevere al centro del progetto Zero plastica in mare in collaborazione con BNL Gruppo BNP Paribas. Il Tevere è quello con la presenza maggiore. Preoccupa anche lo stato di salute di altri 7 fiumi monitorati: censita una media di 589 rifiuti ogni 100 metri lineari di sponda. Salviette umidificanti, frammenti di plastica e polistirolo, mozziconi di sigaretta tra i rifiuti più trovati.

inquinamento fiumi

Microplastiche e rifiuti abbandonati non risparmiano neanche i fiumi italiani. A valutare il loro stato di salute è Legambiente, che presenta i risultati del primo monitoraggio a livello nazionale delle microplastiche nei fiumi (in collaborazione con ENEA) nell’ambito del progetto Zero plastica in mare realizzato in collaborazione con BNL Gruppo BNP Paribas, e dei rifiuti lungo le sponde (prima edizione) – effettuati rispettivamente su quattro e sette fiumi, per un totale di 11 corsi d’acqua monitorati. Osservati speciali per la presenza di microplastiche sono stati il Volturno, in Campania, il Tevere nel tratto laziale, il Lambro in Lombardia e l’Isonzo in Friuli-Venezia Giulia. Il Tevere è quello che presenta una densità di microparticelle maggiore, pari a 1,14 microparticelle/m3; Lambro e Volturno registrano rispettivamente una densità pari a 0,51 e 0,56 microparticelle/m3, mentre l’Isonzo (SO) risulta quello meno concentrato, 0,02 microparticelle/m3. I numeri delle concentrazioni medie possono sembrare esigui, ma se consideriamo la portata media dei fiumi oggetto della campagna possiamo immaginare la quantità di microplastiche che vengono trasportate fino a mare, laghi o altri fiumi: nel Tevere ogni secondo passano in media 230 m3, per l’Isonzo la portata è di 172 m3/s, per il Volturno arriviamo a 82 m3/s mentre per il Lambro la portata media ammonta a 5,8 m3/s.

Oltre alla questione microplastiche, preoccupa anche lo stato di salute di altri sette fiumi monitorati sempre da Legambiente: del Picentino (in Campania), del Po e del Panaro (in Emilia Romagna), del Noncello e del Tagliamento (in Friuli Venezia Giulia), del Tevere (sponda laziale e umbra) e dell’Esino (nella Marche). Qui su un’area campionata totale di circa 27600 mq sono stati trovati 5892 rifiuti, con una media di 589 rifiuti ogni 100 metri lineari e ancora una volta la plastica (76%) si conferma il materiale più trovato seguita, a lunga distanza, da vetro/ceramica (6%), metallo (6%), carta/cartone (5,8%), tessili (3,8%), gomma (1,1%). Il restante 1,1% è costituito da legno trattato, materiale COVID, oggetti in materiali misti, prodotti chimici/sintetici, bioplastiche, rifiuti da cibo. Nella top five dei rifiuti più trovati: le salviettine umidificate in TNT (17%), i frammenti di plastica (14%), seguiti da quelli in polistirolo (10%), da mozziconi di sigarette (9%) e per finire bottiglie e contenitori per bevande in plastica (6%). Salviette umidificate, mozziconi e bottiglie e contenitori per bevande sono tra i rifiuti che rientrano nella Direttiva SUP e dunque saranno presto sottoposti alle misure individuate dalla nuova norma.

“I dati che emergono dai nostri monitoraggi  – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ci dimostrano ancora una volta l’importanza e l’urgenza di tenere alta l’attenzione anche sui fiumi e sui corsi d’acqua, su cui pesa sempre di più anche il problema dell’inquinamento da microplastiche e dei rifiuti abbandonati lungo le sponde. Per questo chiediamo una seria e concreta politica di tutela dei corsi d’acqua. Il problema dell’inquinamento da microplastiche e rifiuti nei fiumi è molto diffuso e importante, ma ancora non monitorato perché le norme sui controlli nelle acque interne non lo prevedono. I nostri dati sono i primi ad essere raccolti e pubblicati, con un’azione di citizen science straordinaria, che vuole fare da apripista per chiedere di considerare questo tipo di inquinamento nei monitoraggi istituzionali, come avviene per il mare e le coste, a livello europeo e nazionale. Sui fiumi inoltre continuiamo a chiedere piani strategici che puntino ad eliminare gli scarichi inquinanti e a ridurre i prelievi, una misura necessaria per far fronte ai cambiamenti climatici, implementare la rete dei controlli ambientali e ricorrere a misure come la riqualificazione dei corsi d’acqua e il miglioramento del servizio di depurazione”.

Monitoraggio Microlitter
Il monitoraggio microlitter è stato realizzato nell’ambito della campagna Zero plastica in mare di BNL Gruppo BNP Paribas e Legambiente e che si pone come obiettivo quello di liberare mare e fiumi da almeno 15 tonnellate di plastica, l’equivalente di oltre 340mila bottiglie e contenitori. Il progetto, che terminerà nell’estate 2021, prevede anche attività di citizen science, di pulizia, volontariato ambientale lungo 4 fiumi monitorati e il Fishing for Litter in 3 porti di Lazio, Campania e Marche, oltre a quanto già avviato a Porto Garibaldi.  A ciò si aggiunge anche un’azione specifica di raccolta e riciclo legati alla dispersione di retine utilizzate negli allevamenti di mitili in mare, uno dei rifiuti più comuni nell’alto Adriatico.

Il campionamento delle microplastiche nei quattro fiumi monitorati è avvenuto da stazioni fisse (ponti) e utilizzando la rete “manta”, ossia una rete costituita da un corpo metallico, costruito appositamente per rimanere sulla superficie dell’acqua, da cui si diparte il cono di rete a maglia ultrafine da 300 micrometri e un bicchiere raccoglitore finale. Questa rete permette di filtrare grandi volumi d’acqua (misurati attraverso un flussimetro), trattenendo il materiale solido, che si accumula nel bicchiere finale dal quale viene poi recuperato. Tornando ai dati del monitoraggio, in generale, per ogni fiume si osserva un incremento nel numero delle particelle raddoppiato, triplicato fino a quadruplicato, tra i primi campioni prelevati a monte e gli ultimi a valle. Se però si guarda il dettaglio e l’andamento dei dati all’interno dello stesso corso d’acqua sono evidenti differenze tra i diversi campioni, con un incremento nelle stazioni poste a valle di zone densamente popolate o con presenza di importanti impianti di depurazione (come nel caso del Lambro e del Tevere) o di attività agricole (come nel caso del Volturno). Per quanto riguarda la composizione, la forma maggiormente presente in ciascun fiume è il frammento: rappresenta infatti l’82% delle microplastiche rinvenute nel Tevere, il 70% di quelle nel Volturno, il 66% nel Lambro e il 38% nell’Isonzo. Maggiori differenze si osservano invece nella distribuzione delle altre forme, ad esempio i pellet risultano particolarmente presenti nel Lambro, dove rappresentano il 19% delle particelle presenti, probabilmente legati alla forte vocazione industriale dell’area. Per quanto riguarda i polimeri che compongono le microparticelle di plastica, si conferma una presenza predominante dei due polimeri maggiormente prodotti a livello industriale: polipropilene (PP) e polietilene (PE). Nel Lambro troviamo il 44% delle microplastiche in polipropilene e il 43% in polietilene; nel Tevere il 45% in polietilene e il 37% in polipropilene, nel Volturno il 50% in polietilene, il 22% in polipropilene, con l’aggiunta del 15% di particelle in polistirene (PS), e nell’Isonzo il 33% di polietilene e l’11% di polipropilene.

Monitoraggio River Litter
Il protocollo utilizzato segue quello del monitoraggio dei rifiuti sulle spiagge (beach litter) e utilizza le stesse categorizzazioni dei rifiuti (lista standardizzata proposta dal Gruppo tecnico sui rifiuti marini della Commissione Europea per l’implementazione della Direttiva Marine Strategy): vengono considerati 100 metri lineari sulla sponda di un fiume e categorizzati e contati tutti i rifiuti (più grandi di 2,5 cm) presenti all’interno dell’area, dal fiume fino al confine della sponda che può essere costituito da vegetazione fitta, strada, costruzioni. Vengono considerati anche i rifiuti che si trovano sulla vegetazione o sugli alberi a causa di piene. Tornando ai dati del monitoraggio, altro dato interessante riguarda la fonte dei rifiuti trovati. Il 22% sono imballaggi in vari materiali (plastica, carta, metallo, vetro); il 19% sono legati a igiene e cura personale, ossia salviette umidificate, assorbenti, bastoncini cotonati, pannolini, guanti usa e getta e mascherine; il 10% sono rifiuti derivanti da abitudini dei fumatori (principalmente mozziconi di sigaretta, ma anche accendini, pacchetti di sigarette e loro imballaggi).

Tommaso Tautonico
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