22/02/2013 - 20:00

S.O.S. per il camoscio d'Abruzzo

Da notizie dell'ultim'ora si apprende con meraviglia e sconcerto che il camoscio d'Abruzzo (Rupicapra pyrenaica ornata, Oscar Neumann 1899), il camoscio più bello del Mondo, starebbe per subire un immotivato declassamento per iniziativa di tutti i Paesi europei (Italia compresa !), guidata dalla Danimarca, che ne discuteranno a Bangkok dal 3 al 14 Marzo 2013, nell'incontro della Convenzione di Washington sulle specie in pericolo di estinzione.
Dal momento che la specie non è ancora salva dal pericolo di estinzione, il provvedimento potrebbe indebolire seriamente la tutela del camoscio d'Abruzzo prestando il fianco al mondo venatorio e quindi al già troppo diffuso bracconaggio. E verrebbero così vanificati tutti gli sforzi di quanti, fin dal secolo scorso, si sono battuti per la salvezza e salvaguardia di questo splendido animale. Ricordiamo infatti che la Rupicapra ornata deve la sua salvezza all'istituzione del Parco Nazionale d'Abruzzo nel lontano 1922. Nato dalla Riserva Reale di caccia, il Parco è sorto proprio per proteggere gli ultimi esemplari di camosci (e di orso marsicano) rimasti ancora in vita nella zona della Camosciara. Infatti il camoscio d'Abruzzo era ormai scomparso sul massiccio del Gran Sasso, dove l'ultimo esemplare fu abbattuto sul Monte San Vito nel 1892. A inizio 900 restavano quindi soli pochi individui presenti in zona Camosciara, sui monti dell'attuale Parco Naz. d'Abruzzo. Si pensi che negli anni venti erano rimasti 15-20 capi e dopo la seconda guerra mondiale una trentina ! Con la Riserva Reale di caccia il camoscio ebbe vita abbastanza tranquilla. Poi, dall'intervallo che va dall'abolizione della Riserva Reale all'istituzione del Parco, ci fu una drammatica riduzione numerica della popolazione. Solo la severa protezione e salvaguardia dell'Ente Parco ha riportato negli anni la popolazione di ornata su livelli accettabili per la sopravvivenza della specie.

A garantirne la conservazione, fondamentale è stata l'Operazione Camoscio lanciata dal PNA nel 1978 che ha portato nel 1990 la reintroduzione della specie sulla Majella, e nel 1992 sul Gran Sasso. Oggi, l'intera popolazione del camoscio d'Abruzzo conta quasi duemila individui presenti nei 4 Parchi Nazionali appenninici: d'Abruzzo, della Majella, del Gran Sasso, e dei Sibillini. Un dato importante e sicuramente molto confortante per la conservazione della specie, dovuti soprattutto al numero crescente di camosci annui che vengono censiti nel Parco della Majella e nel Parco del Gran Sasso. In contro tendenza però c'è il dato negativo del Parco Nazionale d'Abruzzo:qui da qualche anno la popolazione è in regressione, dovuto alla crescente e troppo massiccia presenza della popolazione di cervo (tuttora in continuo aumento), che sottrae pascolo ai camosci. Quindi, nonostante il numero complessivo della popolazione sia confortante, l'ornata non ha ancora raggiunto un equilibrio tale di distribuzione da farci ritenere che la specie sia del tutto fuori dal pericolo di estinzione.

E, pertanto, un provvedimento di declassamento segnerebbe una battuta d'arresto negli sforzi di tutela a favore dell'animale e ciò indurrebbe ad abbassare la guardia in una delicata fase storica, in cui l'ornata sta ricolonizzando la dorsale appenninica con grandissimi sforzi -umani ed economici compiuti in questi ultimi anni da Parchi, da Associazioni ambientaliste e da gruppi di studio, come il Gruppo Camoscio Italia. L'auspicio è quello di un ripensamento dell'Italia contro tale provvedimento e di battersi invece per il mantenimento del camoscio d'Abruzzo nell'Appendice I della Convenzione di Washington, perché la specie ha ancora bisogno di una tutela assoluta a garanzia della sua conservazione, come gioiello unico della fauna italiana ed europea.

dott. Eugenio Di Zenobio
fonte: paesaggidabruzzo.com
Tommaso Tautonico
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